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L'ADAM NE' DOMINATORE NE' CONQUISTATORE DEL MONDOData: 2021-09-10Autore: Gherush92 Committee for Human Rights A Rosh Hashanà, anniversario della creazione di Adamo, ricordiamo che l’uomo non è il padrone dominatore del mondo bensì parte integrante del Creato, un suo tassello armonioso. “L’ebraismo, come altre culture indigene, possiede leggi, strumenti e mezzi per contribuire a garantire la sostenibilità del creato in senso ambientale, energetico, sociale e gode di sperimentate regole per il benessere degli animali. La Torà istruisce il popolo su come partecipare, conservare, difendere, innovare la rete di relazioni del creato, di cui fa parte, e lo protegge dalla costante minaccia del dominio che è disprezzo per il creato e odio per le creature e trascina l’uomo fuori dal mondo. Le regole di cui il popolo ebraico è dotato mirano all'equità ambientale e sociale e alla conservazione delle congrue relazioni fra le creature e chi si dedica alla Torà senza secondi fini merita molte cose, tutto il mondo viene valorizzato per merito suo, viene chiamato amico, amato, amante del Creatore, amante delle creature, che rende felice il Creatore, che rende felici le creature, da lui si ottengono consigli di saggezza, di intelligenza e di coraggio. Malgrado tutto questo, l’interpretazione in chiave antropocentrica della Torà, che, tradizionalmente, attribuisce all'uomo una posizione dominante nel creato, è stata un forte limite al pieno sviluppo delle sue potenzialità ecologiche. Il concetto cardine, che il mondo è stato creato per il bene dell’uomo, ha posto le basi per una lettura dei testi fondamentali dell'ebraismo in cui egli emerge come unico grande protagonista, mentre lo sfruttamento degli animali per ricavarne latte, carne, pelli, utensili e lavoro si è talmente consolidato da giustificare e legittimare l’immensa sofferenza degli animali e il loro sterminio. Nel corso dei tempi l’uomo ha rinforzato il suo dominio rivelandosi nella sua veste di conquistatore e sfruttatore assoluto, dichiarando una vera e propria guerra contro il creato e contro gli animali, tanto ingiusta quanto fallimentare. Questa visione antropocentrica, che magnifica la centralità dell’uomo, ha avuto enorme seguito e, determinando il corso distruttivo della civiltà, ha provocato un disastro con una netta separazione, una rottura fra la specie umana e gli animali, gli esseri viventi e l’ambiente. Le potenzialità ecologiche ed ambientali della Torà sono scritte ovunque, nelle interpretazioni letterali e in quelle più nascoste. Si ritrovano nell'immagine di Adamo che riceve il compito di lavorare e servire la terra, nell'alleanza di Noè con tutti gli animali dell’arca, nella vocazione vegetariana degli uomini, nelle numerose norme sullo shabbat, sull'agricoltura e sulla pastorizia, per il trattamento degli alberi, degli animali, contro la sofferenza e la distruzione del creato; medesima potenzialità si ritrova nelle interpretazioni più profonde, che esaltano la fusione completa della Torà con il creato al punto di scorgere il creato stesso come espressione perfetta e definitiva della Torà e del Creatore e riconoscere l’uomo impegnato con tutte le sue energie alla comprensione, all'amore e alla compassione profusi su ogni suo dettaglio. In queste interpretazioni gli uomini non sono chiamati a conquistare la terra e a sottomettere gli animali, ma ad applicare gli strumenti in loro possesso per riparare ai danni ecologici che loro stessi hanno provocato affinché diventino ciò che sarebbero dovuti essere da sempre: i fiori e i giardinieri del magnifico giardino del Creatore.” Dall'Introduzione di Massimo Pieri al Libro “Il Maiale è il nostro Maestro. Animali ed Ebrei un rapporto lacerato” di Valentina Sereni e Delfina Piu. |
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