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RIPOPOLIAMO L’ITALIA CON QUALSIASI NAZIONE - I PARTEProgetto di Gherush92Data: 2019-02-04Autore: Gherush92 Committee for Human Rights Lanciamo il Progetto “Ripopoliamo l’Italia con qualsiasi Nazione” di Gherush92 per la riqualificazione di terre e centri storici abbandonati. Migliaia di antichi borghi disabitati e di territori desolati, patrimonio unico del nostro Paese a rischio scomparsa, sono un’opportunità di sviluppo se incentivati con politiche lungimiranti e coraggiose. Il Progetto nasce per contrastare l’emergenza spopolamento incrementando il numero di abitanti che chiedono rifugio e lavoro. Esempi di coabitazione di popoli costellano la storia. Nel nostro Paese tracce di insediamenti e quartieri di musulmani di origine magrebina, di albanesi, greci, ebrei, lombardi, caminanti, ladini, occitani, carnici, corsi, friulani, sloveni, curdi, francofoni, walzer, rom, sinti, testimoniano un’inclinazione all’accoglienza e alla capacità di gestire attivamente una forma pacifica di convivenza. Queste forme di migrazione e stanzialità erano volte sì al riconoscimento di un luogo sicuro o alla occupazione di un territorio, ma non con l’obiettivo di distruggerne le caratteristiche e nemmeno le usanze degli abitanti. Si contano preziosi esempi di insediamenti di genti straniere che testimoniano che espulsioni e ghetti non sono stati i soli rimedi messi in atto all'arrivo di profughi in cerca di rifugio o commercio. Queste comunità prosperano per secoli dentro e fuori le mura delle nostre città, godendo persino di autonomia e dando vita talvolta ad una sorta di federalismo culturale e giuridico ante-litteram. Sono esempi di accoglienza e convivenza, in linea con una tradizione ricca di retaggi culturali vivi nella memoria della gente, nel linguaggio e nei dialetti, nell’architettura, nella cucina, nell’arte. Ecco qualche esempio, fra i tanti. L'insediamento musulmano di Lucera nasce dalla volontà di Federico II di spostare nella città pugliese ventimila dei sudditi musulmani rimasti in Sicilia. A Lucera, che gode di grande sviluppo per settant’anni fino al 1300, gli abitanti esperti agricoltori, acquisiscono terreni agricoli e abitazioni, dentro la città e negli immediati dintorni; attività consentite sono anche commercio, arte medica, artigianato. Con piena facoltà di praticare il proprio culto, la comunità dispone di una moschea, scuole coraniche, un istituto scientifico, un magistrato per dirimere le controversie col ricorso ai dettami della sharia. Straordinario è il caso di Livorno. Nel 1587 Ferdinando I dei Medici, proclamato Granduca di Toscana, intende costruire un importante porto nel Mediterraneo ed emana una serie di provvedimenti legislativi al fine di popolare Livorno. Nel 1593 con le leggi livornine chiunque è invitato a stabilirvisi, di qualsiasi religione, estrazione sociale e nazionalità esso fosse, con la promessa di immunità per debiti contratti e delitti commessi in precedenza (con alcune eccezioni) e la vendita agevolata di alloggi: “A tutti voi Mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, ed altri, concediamo reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire stare, trafficare, passare, abitare con le famiglie, e senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno.” Facilitazioni sono previste per l’acquisto di un’abitazione “a manifattori di sartie, calefati, maestri d’ascia, legnaiuoli d’ogni sorte, muratori, marangoni, scalpellini, pescatori, marinai, febri e d’ogni altro mestiero manuale …”. Si assicura la libertà di esercitare qualsiasi mestiere, purché si dimori a Livorno che diviene cosmopolita e multiculturale, fra i centri mercantili più efficienti del Mediterraneo dove ogni Nazione gode di autonomia, di un luogo di culto, di un tribunale. Delle Livornine si avvalgono profughi Mori musulmani ed Ebrei che fuggivano dall’Inquisizione cristiana. Dopo quindici anni dall’emanazione delle Livornine, con solenne cerimonia tenuta da Ferdinando I, Livorno viene ufficialmente dichiarata Città, grazie agli immigrati. Prima dell’espulsione, nel tardo medioevo, si contano nel Meridione molte comunità ebraiche e musulmane, ciascuna delle quali gode di autonomia politica, amministrativa, giudiziaria, patrimoniale; dispone di un organo deliberativo rappresentato dal consiglio regionale, che elegge l'organo esecutivo, e di un comitato delle imposte; svolge servizi fondamentali come la scuola, il notariato, l'ospedale, il cimitero, il macello, l'assistenza ai bisognosi, la sinagoga, la moschea. Alla fine del XV secolo profughi albanesi cercano rifugio nelle coste dell'Italia meridionale, in seguito all’invasione della penisola balcanica da parte dei turchi-ottomani, e fondano insediamenti rurali in Calabria, Sicilia, Campania, Molise, Puglia e Basilicata. Gli arbëreshë di Piana degli Albanesi, ad esempio, lasciata con rimpianto la madrepatria e grazie all'appoggio della Repubblica di Venezia, che favorisce le migrazioni per ripopolare centri disabitati o colpiti da carestie, raggiungono la Sicilia e si fermano nel territorio riparato e fertile di Monreale, vicino Palermo. Stipulati i Capitoli di fondazione, alla concessione ufficiale segue la costruzione del più grosso centro albanese dell'isola che prospera per secoli. Questi esempi, fra i tantissimi nel nostro Paese, testimoniano sviluppo e prosperità grazie ai migranti che spesso ghetti ed espulsioni hanno miseramente cancellato. FINE I PARTE Gherush92 Committee for Human Rights |
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