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MENTITE MENTITE QUALCOSA RESTERA' !

Data: 2012-07-12
Autore: Gherush92

Mondo cristiano e mondo laico tentano, da anni, di nascondere o cancellare la responsabilità del cristianesimo nella Shoah. Oggi cresce la complicità attiva degli ebrei, soprattutto dei cosiddetti storici e laici, che operano come se fossero dei revisionisti, fino al punto di celebrare il 20 settembre con la partecipazione del Vaticano.

Mentre muoiono gli ultimi testimoni diretti della Shoah e si spengono i sopravvissuti alla razzia del ghetto di Roma, con un colpo di spugna si cancella l’ammonimento degli ebrei contro Pio XII contenuto, in forma sintetica, nella vecchia targa affissa a Yad Vashem sostituita i giorni scorsi con una nuova di zecca. Il giudizio critico, già espresso dai perseguitati, oggi è stato strappato, stracciato e affidato all’elite dagli storici.

Per anni e anni il Centro Mondiale di Ricerca sull’Olocausto (termine usato, invece di Shoah, per compiacere i cristiani) ha raccolto tracce, testimonianze, storie ed esperienze di milioni e milioni di morti nei campi nazisti, per adempiere alla sua missione di baluardo della Memoria; poi, improvvisamente, dichiara forfait e rinuncia alla sua missione per attendere “con ansia il giorno in cui gli Archivi Vaticani saranno aperti ...” e lasciare ad ulteriori indagini la questione chiave di Pio XII, almeno fino a quando “tutto il materiale rilevante non sarà disponibile agli studiosi”. Si cede così, apparentemente senza traumi, il testimone al nemico abbandonando nelle mani di studiosi e storici, presunti “esperti”, l’interpretazione della responsabilità del cristianesimo nella Shoah, apice della persecuzione cristiana che dura da oltre duemila anni.

Due domande sorgono fulminee in chi assiste, attonito, a questa repentina azione trasformista e opportunista: perché gli Archivi Vaticani, a distanza di oltre 70 anni, sono ancora chiusi? Quali ulteriori indagini è possibile effettuare, che siano più attendibili e veritiere dell’esperienza di milioni di morti perseguitati - esperienza appunto già raccolta nel Centro di Yad Vashem e resa disponibile per il pubblico - nel cuore dell’Europa dalla furia nazi-cristiana? Due riflessioni seguono spontanee: la prima è che da oggi testimonianze dirette non sono più considerate sufficienti a dimostrare la verità delle persecuzioni antisemite, ma sono indispensabili le interpretazioni di “veri esperti”, in particolare quelli di parte, gli amici del cristianesimo. La seconda è che si tratta di un colpo devastante e destabilizzante, che lascia, in giro per il mondo, orfane e senza identità le nuove generazioni e senza memoria i perseguitati che, oramai, non hanno più voce per difendersi. Yad Vashem da oggi non è più il museo della Shoah ma il museo del Vaticano.

C’è persino chi ha detto che da un giudizio di tipo “ideologico” finalmente si è passati ad un’interpretazione storica dei fatti. Due volte falso: primo l’esperienza delle vittime non è ideologia ma testimonianza; secondo, su quali nuovi documenti storici si basa il testo della nuova targa? Gli storici dello Yad Vashem non hanno fornito alcuna prova certa, operando, loro sì, in modo ideologico.

E’ grave che testimoni della Shoah consegnino la Memoria, certa ed incontrovertibile, nella mani di presunti esperti e decidano di ritrattare il giudizio consolidato per divenire qualunquisti, o peggio, revisionisti e negazionisti della propria storia, magari solo per ragioni politiche, diplomatiche o di mero opportunismo come qualcuno spudoratamente ha dichiarato. Questo significa, implicitamente, che la manipolazione delle informazioni da parte degli storici è già in atto, fino al revisionismo e al negazionismo, fino a congiungersi con chi, da storico, sostiene che non esistono prove sicure che dimostrino che la Shoah è realmente accaduta.

La rimozione della targa da parte di alcuni sedicenti rappresentanti della nazione ebraica è un’azione arrogante che vuole rimettere in discussione la valutazione su Pio XII, fino a ieri incontrovertibile. La Shoah, come progetto di conversione e sterminio, è stata concepita è realizzata storicamente dal cristianesimo e fatti ed eventi di Pio XII sono ben noti alle vittime e non esistono storici o intenditori che possano far ritrattare il giudizio negativo che appartiene ai sopravvissuti e ai loro discendenti, ebrei, nessuno escluso, insieme ai rom, omosessuali, donne e dissidenti che morirono o persero i loro familiari nei campi di sterminio. Teniamo sempre a mente le parole del sopravvissuto Piero Terracina,: “Del silenzio della Chiesa e in particolare di Pio XII ne abbiamo sempre parlato. Di una cosa resto convinto: che se quel 16 ottobre del '43, quando avvenne la razzia degli ebrei romani dal Ghetto, quando per due giorni restarono chiusi nel Collegio militare di via della Lungara, a 300 metri dal Vaticano, il Papa fosse uscito, avesse fatto un cenno, un gesto… . Se solo avesse aperto le braccia, … gli ebrei romani non sarebbero stati deportati. Anzi, silenzio più totale. Eppure Himmler ha atteso due giorni prima di partire, si dice che aspettasse le reazioni del Vaticano”.

Ricordiamo sempre anche la terribile lettera che Angelo Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII), nunzio apostolico di Pio XII a Istanbul, il 4 settembre 1943 scriveva al cardinal Maglione, Segretario di Stato, con l’accordo di Pio XII:
“Faccio seguito al mio devoto rapporto n. 4332 in data 20 agosto u.s. trasmettendo altre domande che mi vengono sottoposte a favore di israeliti.
La seconda di queste intende ad ottenere l'intervento della Santa Sede perché sia facilitata l'uscita di numerosi ebrei dal territorio italiano: e modifica le altre già fatte nelle mie note precedenti ai numeri 1, 3, 4, 5.
Confesso che questo convogliare, proprio la Santa Sede, gli ebrei verso la Palestina, quasi alla ricostruzione del regno ebraico, incominciando al farli uscire d'Italia, mi suscita qualche incertezza nello spirito.
Che ciò facciano i loro connazionali ed i loro amici politici lo si comprende. Ma non mi pare di buon gusto che proprio l'esercizio semplice ed elevato della carità della Santa Sede possa offrire l'occasione o la parvenza a che si riconosca in esso una tal quale cooperazione almeno iniziale e indiretta, alla realizzazione del sogno messianico.
Tutto questo però non è forse che uno scrupolo mio personale che basta aver confessato perché sia disperso. Tanto e tanto è ben certo che la ricostruzione del regno di Giuda e di Israele non è che un'utopia.”

«Fonte del documento: ACTES ET DOCUMENTS DU SAINT SIỀGE RELATIFS Ầ LA SECONDE GUERRE MONDIALE Vol. 9 n.324.
324. Le délégué apostolique à Istanbul Roncalli au cardinal Maglione
Rap. Nr. 4344 (A.E.S. 6077/43. orig.)
Instanbul, 4 septembre 1943
Demande d’une démarche en faveur des Juifs Italiens; doutes du Délégué sur l’utilité d’une immigration en Palestine.

Questa lettera ufficiale, scritta in piena occupazione nazista dall'ambasciatore, a proposito delle domande che giungevano sempre più pressanti al Vaticano affinché si adoperasse per facilitare l'uscita degli ebrei dal territorio italiano, rappresentò la condanna a morte per molti ebrei e in particolare per quelli del ghetto di Roma che, solo un mese più tardi, furono deportati per finire nei forni crematori nazisti. Cosa rispondono gli storici? Questa lettera è, oppure no, un documento di prova della responsabilità, diretta e indiretta, di Roncalli, del Cardinale Maglione, Segretario di Stato del Vaticano, e di papa Pacelli, detto Pio XII Pontefice e Capo del Vaticano, in attività di crimini contro l'umanità per aver condiviso la responsabilità della deportazione degli ebrei? E perché questo, ed altri documenti simili, non sono stati forniti agli storici affinché esprimessero la loro expertise ?

Pio XII forse era solo uno di quei cristiani miserabili e senza umanità, come ha scritto di lui Pasolini con mirabile sintesi:
“Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
non fare il bene, questo significa peccare.
Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto:
non c’è stato un peccatore più grande di te.”

D’altra parte, in questi tempi cupi, negazionismo e revisionismo frutto di opportunismo sono frequenti anche fra gli ebrei. Così c’è chi scrive un libro su Gesù Kasher, c’è chi scrive un libro sulla “Goddamn particle” o “God particle”, si pubblica “I Segreti della Sistina”, si regala al papa un ulivo centenario sradicato dalla sua terra, si lascia la Giornata della Memoria in mano ad organizzazioni cristiane, si accendono le candele di Channuckà nel giorno di Santa Lucia nel cuore del ghetto di Roma, si esagera nel presenzialismo, si mostra indifferenza verso la sofferenza degli animali, verso il razzismo contro i Rom e contro gli Islamici, si costruisce la croce del Carmelo ad Auschwitz, si scrivono frasi antisemite sui muri di Yad Vashem, si rimuove la targa di Pio XII.

C’è persino un autorevole sedicente rappresentante della nazione ebraica che, incapace di valutare le conseguenze delle sue parole, ha dichiarato: “La diplomazia è fatta anche e soprattutto di gesti di cui devono essere riempite le relazioni bilaterali. E il gesto più significativo di Benedetto XVI è stato l'aver assolto gli ebrei dall'accusa di aver causato la condanna a morte di Cristo nella biografia di Gesù di Nazaret da lui scritta”. Insomma, gli ebrei sarebbero sotto giudizio e il papa l’autorità giudicante e, con una corte di diplomatici, politici, storici da giudice assoluto, ora assolve Pio XII dalle sue responsabilità nella Shoah, ora assolve gli ebrei dalla accusa di deicidio. Con il particolare, da non trascurare, che il documento chiave di riferimento Nostra Aetate, considerato pilastro fondamentale nei nuovi rapporti tra cattolicesimo ed ebraismo, ribadisce e conferma l’accusa di deicidio: "… E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. …”. Una parte condannata - senza specificare nomi e cognomi, ma gli storici cosa dicono? - per il tutto, dunque tutti.

Ecco il risultato della visita del papa in Sinagoga avvenuto a ridosso della beatificazione di Pio XII e del reinserimento della preghiera perfidi giudei del venerdì santo.

Siamo ben lontani dall’epoca in cui, ebrei comunisti e socialisti, abbiamo occupato il teatro in vicolo Belsiana resistendo agli attacchi cristiano-fascisti che volevano censurare e vietare la rappresentazione dell’opera “Il Vicario”.

Che tristezza, che rabbia, che scoramento. Arrivederci ai tempi messianici.

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