Gherush92

Data: 2011-11-16
Autore: Gherush92

Per raccogliere fondi per il sedicente rappresentante della nazione ebraica si approfittano degli animali organizzando una sfilata di adolescenti in pelliccia, invece di educarli ad essere compassionevoli verso gli animali e a rispettare il Creato, secondo le indicazioni della Torà.

Che cos’è una pelliccia? Un inutile capriccio della moda realizzato con i cadaveri di creature torturate e massacrate.

Per fare le pellicce, ogni anno, milioni di animali sono allevati e trucidati con metodi e tecniche aberranti volti a mantenere nelle migliori condizioni la pelliccia piuttosto che a rendere minima la sofferenza dell'animale: vivono il tempo necessario a che la pelliccia sia utilizzabile, isolati e rinchiusi in piccole gabbie, alimentati in modo innaturale, sviluppano comportamenti ossessivi (ripetizione dello stesso movimento, aumento dell'aggressività, paura, apatia, comportamenti isterici o autolesionisti come spezzarsi i denti mordendo la gabbia); esposti al freddo per sviluppare una pelliccia più folta; uccisi con il gas spesso in gabbie collegate allo scarico di una macchina agricola oppure con l’elettricità e due elettrodi inseriti nella bocca e nell'ano; spesso scuoiati vivi per valorizzare la pelliccia. Gli animali da pelliccia uccisi in libertà sono vittime di una caccia spietata, che non risparmia altri animali, e rimangono per giorni intrappolati e gravemente feriti nelle tagliole ad aspettare chi verrà ad ucciderli. I piccoli di foca sono uccisi a bastonate in testa e scuoiati davanti alle madri impotenti a cui viene lasciato il cadavere scuoiato sanguinante. Per rendere una minima idea di che morte e sofferenza parliamo riportiamo il numero di esemplari necessari per confezionare una singola pelliccia: 45 agnelli droadtail; 26 agnelli karakul (60 neonati o non ancora nati per pellicce pregiate); 20 bob-cat; 12 cani; 20 castori; 8 cavallini; 200 cincillà; 16 coyote; 160 criceti; 240 ermellini; 25 fishe; 8 cuccioli di foca; 30 gatti; 7 ghiottoni; 18 linci; 20 lontre; 5 lupi; 50 martore; 70 moffette; 35 nutrie; 18 ocelotti; 45 opossum; 35 procioni; 70 puzzole; 200 scoiattoli; 12 tassi; 110 topi muschiati; fino a 80 visoni; 20 volpi; 30 wallaby; 80 zibellini.

La mitzvà della tzedakà non può essere giustificata attraverso l’uso aberrante di cadaveri di creature massacrate per futili motivi e per vestire giovani fanciulle e fanciulli in passerella.

Qual’è l’alachà che permette questo scempio?

Esiste l’obbligo di non produrre tza’ar ba’alè haim, cioè dolore agli animali, anche se inflitto da altri. Dalla legge noachide che prescrive “Però, non potrete mangiare la carne (prelevata da un animale) oppure il suo sangue, mentre è ancora in vita.” (Bereshit Noah 9,4) deriva: non smembrare un animale vivo, non commettere crudeltà verso gli animali, non rimanere insensibili di fronte alla crudeltà di altri verso gli animali, non uccidere animali per scopo ludico o sportivo. L’obbligo di non produrre tza’ar ba’alè haim si può dedurre anche dalla mitvà che obbliga ad aiutare un animale che si trova in difficoltà: “Quando vedrai l’asino di chi ti è malevolo, coricato sotto la sua soma; ti asterrai d’abbandonare a lui solo la cura, ma l’assisterai a scaricare.” (Shemot 23.5) I Maestri da questo verso, dove è ripetuto il concetto di aiutare, deducono che si debba prestare assistenza all’animale ripetutamente, anche se crollasse più volte. “Non devi vedere l’asino del tuo fratello, o il bue suo, caduti sulla strada, e far conto di non vedere; ma devi unirti a lui per rialzarli.” (Devarim 22,4).

I Maestri dicono che l’uomo giusto ha cura della vita del proprio animale (Mishlè 12,10) e che una persona debba nutrire il proprio animale prima di nutrire se stesso (Talmud Berachot 41b); vietano la sofferenza degli animali (Talmud Babà Metzià, 32b); disapprovano la caccia sportiva, vietano di associarsi ai cacciatori, di partecipare alle gare e ai circhi di animali selvatici (Talmud Avoda Zara 18b); sostengono che evitare la sofferenza agli animali emula la condotta divina, citando a proposito il verso “Le sue misericordie sono più di tutte le sue opere” (Tehillim 145,9) che obbliga ad una compassione verso tutte le creature che comprendono ignari giovani, sia umani che animali.

Mostrate a questi ragazzi la verità su come si producono le pellicce e fermate questo macabro spettacolo che ha ben poco di “esilarante”.

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