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UN CONGRESSO UCEI SENZA CUORE E SENZA PASSIONE

Intanto minacce ed esclusioni verso membri di Gherush92

Data: 2010-12-30
Autore: Gherush912

Gherush92, Comitato per i Diritti Umani che gode dello status di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), denuncia ulteriori circostanze che danneggiano la libertà di espressione democratica, anche attraverso azioni dal sapore intimidatorio nei confronti di suoi iscritti.

I fatti. A Gherush92 non è stata data possibilità di intervenire al congresso dell’UCEI, nonostante fosse stata inoltrata formale richiesta, rimasta priva di riscontro. Il Congresso, un evento freddo svoltosi con protagonisti e un’agenda senza cuore e senza passione, ha prodotto uno statuto burocratico privo di sentimenti e sostanza. Il convegno ha visto la presentazione di relazioni tanto povere a livello culturale quanto ricche di richiami ad un ebraismo “aperto e dialogante”, forse ad uso e consumo di una tanto presunta quanto fragilissima e precaria entratura di pochi nell’establishment politico, in club frequentati dall’aristocrazia nera e dal clero o in élites di potere autoreferenziale.

Mentre il potere celebra se stesso in un consesso dove i candidati si sono praticamente autoeletti, persiste un clima di intimidazione, maldicenza, diffamazione nei confronti di alcuni soci di Gherush92 che avviene sia in piazza che all’interno di istituzioni da parte di personaggi che forse interpretano, in maniera evidentemente personale, l’indicazione di censurare e intimidire.

Tutto ciò sfugge ad ogni corretto dibattito nel merito delle diverse posizioni.

Una Comunità, come ogni meccanismo associativo, deve avere istituzioni in grado di gestire il consenso con il metodo democratico e non tramite plebisciti autocelebrativi e populisti che, per una logica spartitoria del potere, inglobano anche una finta opposizione.

Impedire il dissenso con l’intimidazione per sfuggire al confronto culturale è un metodo vigliacco. E’ sintomo di un regime che vuole solo essere vezzeggiato e plaudito in quanto sedicente garante di frequentazioni nelle cosiddette alte sfere politiche e sociali, mentre il resto del popolo ebraico rimane escluso da tutto, anche dalla partecipazione, dal dibattito e dall’ebraismo stesso.

Nella storia dell’ebraismo i meccanismi di gestione del potere che svuotano di proposito la comunità dalla partecipazione attiva mentre accusano i suoi membri di “chiusura”, hanno avuto esiti disastrosi. Le mediazioni svolte all’interno di circoli e conventicole, per apparire in costante contatto con i potenti, sono sproporzionate e pericolose.

Non è certo esaltando una presunta riduzione dell’antisemitismo conclamato o invitando questo o quel potente di turno a tagliare i nastri che si risolve il problema della mancanza di vitalità dell’ebraismo italiano, degli allontanamenti e della disaffezione. Si rischia, anzi, di farsi pericolosi garanti di un processo dove alcuni preoccupanti fenomeni di antisemitismo istituzionale sono, invece, da intendersi quali punta di un iceberg pronto ad essere raccattato da chi oggi era il presunto miglior amico e che domani potrebbe, per convenienza, voltare le spalle. E’ ora di smetterla !

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