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DENUNCIA INTERNAZIONALE. FANNO UNA COMUNITA’ EBRAICA PER DISCRIMINARE EBREI, PER VIOLARE DIRITTI UMANI E CIVILI DI EBREI

VIA OGNI TIRANNO!

Data: 2010-11-10
Autore: Gherush92

Le elezioni della Comunità Ebraica e dell’Unione delle Comunità Ebraiche sono dei veri e propri colpi di mano. Gli individui che vanno al potere tramite elezioni-farsa rappresentano una piccola e talmente insignificante percentuale degli iscritti che non può essere decisiva se non in un regime oscurantista e reazionario (quale è quello attuale). Questo sistema non è democrazia: andare al potere con alcune centinaia di voti è come andare al potere con nessun voto. In questo meccanismo elettorale, caricatura della democrazia, la gestione del potere da parte degli eletti, senza un organo di controllo e con l’ausilio di una banda di “volontari”, diviene personalistica, irregolare e arbitraria. Questo sistema di gestione del potere si perpetua ormai da molti, troppi anni, quasi fosse una forma di autocrazia con paternalismo autoritario e populista e impone, senza discussioni o dibattiti, l’agenda politica, il programma culturale, le liste di proscrizione di persone ed entità non gradite all’establishment, gli sbarramenti all’opposizione, i limiti alla diffusione della conoscenza.

Un regime così orchestrato si può reggere solo con l’intimidazione pubblica e privata dei “dissidenti”, la disaffezione forzata al dibattito democratico, l’inibizione di idee e fermenti tesi a promuovere una piena ed autonoma rinascita culturale e politica dell’ebraismo italiano. Il potere è concentrato sulle decisioni del “caudillo”, sulla propaganda mediatica, sul compiacere il potente di turno (anche se antisemita o revisionista), sui proclami retorici, sull’essere garante e factotum di tutto.

Il potere assoluto e dittatoriale, privo di controllo, è destinato a provocare problemi enormi, politici, culturali e alle finanze, come ad esempio i buchi neri nei bilanci di certe comunità. Tale modus operandi non può e non deve durare in eterno perché rischia di annichilire, una volta per tutte, specificità e pluralità dell’ebraismo italiano e le diverse istituzioni che la compongono, di far cadere nell’oblio la memoria, di cancellare il vitale contributo di veri patrioti e intellettuali coraggiosi nella costruzione sociale e civile di questo paese. Tale modus operandi provoca abusi di potere, come ad esempio il caso del Rabbino Capo di Torino nel quale qualche eletto, senza autorità, ha deciso in merito ad una questione non di sua competenza o come in altri casi nei quali sono stati discriminati ebrei nel pieno dei loro diritti.

Ad un professionista e studioso di antisemitismo è stato impedito, con minacce ed insulti, da parte di un gruppo di “volontari” facinorosi della Comunità Ebraica mascherati da Sicurezza, di accedere al Tempio per partecipare ad una lezione.

Il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino è stato cacciato dal suo incarico, senza rispetto, per far avanzare l’idea laicista (vero e proprio cancro dell’ebraismo) da parte di un gruppo della Comunità mascherato da maggioranza e Sicurezza politica con l’accusa oltraggiosa di “incompatibilità ambientale”.
Rivendichiamo l’autonomia halakhika del Rabbino Capo ed il suo diritto ad essere “antipatico”. Il Rabbino non è stato giudicato rashà e, in questo caso, la decisione cosiddetta a maggioranza democratica è ridicola e irrilevante, non conta niente. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane deve fare teshuvà e annullare, senza ulteriore indugio, la sentenza inopinatamente emessa. D’altra parte, utilizzare le procedure (eventualmente corrette) per nascondere l’inconsistenza delle motivazioni è un’azione prevaricatrice.
La nota dell'assemblea rabbinica d’Italia afferma: “… E’ inoltre estremamente grave che la questione sia stata incentrata su una supposta eccessiva severità del Rabbino … su questioni di Halakhà, la normativa ebraica. Il Rabbino … non si discosta in nulla dalla linea normativa accettata da tutti i Rabbini italiani, dal Rabbinato europeo e dal Rabbinato Centrale d’Israele. Non era questo il tema del contendere, bensì una questione più di ambito pastorale”. Se da una parte la nota conferma che il rabbino non si è discostato in nulla dalla legge, dall’altra nasconde con l'ambiguo termine “pastorale” il reale motivo dell'esclusione. Parlando di "una questione più di ambito pastorale " i rabbini si esprimono come individui e non più come Comunità, come uomini e non come rabbini. Emettono un giudizio personale e non halakhiko e questo ci induce ad esprimere un giudizio critico negativo sulla nota.

Ad un’Associazione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, in occasione della visita del papa in Sinagoga, è stato impedito, con minacce ed insulti, da parte di un gruppo di “volontari” facinorosi della Comunità Ebraica mascherati da Sicurezza, di tenere una conferenza stampa e di esprimere il proprio libero dissenso. Membri dell’Associazione sono stati indicati alla Polizia dagli stessi facinorosi e allontanati dal Tempio.

Uno studioso di halakhà è stato cacciato dal Tempio con minacce ed insulti, e, successivamente, isolato da parte di un gruppo di “volontari” facinorosi della Comunità mascherati da Sicurezza.

Queste bande approvano e prendono ispirazione da episodi analoghi, che degradano l’ebraismo, come quello del giudice della Corte Suprema del Sud Africa al quale è stato impedito, con minacce ed insulti, da parte di un gruppo di “volontari” facinorosi della Comunità Ebraica mascherati da Sicurezza, di accedere al Tempio per partecipare al Bar Mitzvà del nipote.

Il fatto che una presunta maggioranza decida di calpestare il diritto di un giudice, di uno studioso, di un rabbino, di un professionista, di un’Associazione, di un comune cittadino, non rende valida tale decisione, anzi, nei casi specifici siamo di fronte ad azioni che, violando le leggi in materia, escludono scientemente cittadini nel pieno dei loro diritti. Va ricordato, peraltro, che decisioni prese a maggioranza o all’unanimità hanno già dato luogo a leggi e azioni discriminatorie e razziste: “Non andar dietro alla folla (maggioranza) per fare il male; e non deporre in giudizio schierandoti dalla parte dei più per pervertire la giustizia.” (Parashat Mishpatim, Esodo 23,2).

Violare la libertà e l’autonomia di pensiero e di azione di un rabbino, di un giudice, di un professionista, di uno studioso, di una libera Associazione o di un comune cittadino indipendente è violazione dei Diritti Umani e Civili. Negare l’accesso al Tempio a chi ne ha diritto è una violazione dei Diritti Umani e Civili. La Sicurezza, in mano ad alcuni “volontari” faziosi facinorosi, viola i Diritti Umani e Civili e soffoca il dissenso e la diversità di opinione. Queste azioni implicano la commissione di gravi reati, sono anticostituzionali e contro la halakhà.

Ratzinger - beatificatore di Pio XII il papa della Shoah, sostenitore della preghiera del venerdì santo Oremus et pro Judaeis, difensore di negazionisti, da più parti accusato di essere protettore di preti pedofili e di promulgare leggi a loro favorevoli, propugnatore supremo dell’evangelizzazione (distruzione) del mondo - è stato invitato in Sinagoga, per far avanzare l’idea del cosiddetto dialogo interreligioso e dell’alleanza islamofobica giudaico-cristianista. Il dissenso di tutti coloro i quali (ex deportati con il loro discendenti, intellettuali, artisti, indipendenti, liberi pensatori e comuni cittadini) hanno conservato pensiero e giudizio indipendenti è stato minimizzato, soffocato e ridotto al silenzio.

I discriminati della Comunità vengono apostrofati, derisi e dileggiati in mezzo alla strada. Allontanamenti, perquisizioni, segnalazioni alla polizia, insulti, intimidazioni, minacce, tutte queste azioni sono da ritenersi illegali e non confacenti ad una comunità ebraica.

Questo clima, sempre più diffuso e generalizzato, minaccia di distruggere, persino all’interno della scuola, il dibattito e la capacità di critica, e di alimentare intransigenza e fanatismo, fino all’intolleranza antirom, islamofobica e verso ogni diversità (sociale e culturale).

Chiediamo le dimissioni del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, del Presidente della Comunità Ebraica di Torino, del Presidente e Vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, del Presidente della Comunità Ebraica di Johannesburg.

Il potere politico che governa la Sicurezza genera e determina insicurezza fisica e culturale. Chiediamo lo scioglimento di gruppi irregolari che offendono ebrei e non ebrei, chiediamo lo scioglimento della Comunità di Torino che non è stata in grado di difendere l'autonomia del suo Rabbino Capo e ha permesso che questi venisse allontanato con motivazioni insulse, chiediamo l’immediato reintegro del Rabbino Capo della Comunità di Torino, chiediamo l’apertura del Tempio e delle istituzioni ebraiche a tutti gli ebrei, senza distinzioni razziste di pensiero politico-culturale e senza controlli illegali.

Basta con la Sicurezza in mano ad interessi politici di parte, si all’autonomia politica e culturale dell’ebraismo italiano.

SOLIDARIETA’ AGLI STUDIOSI, LIBERI PENSATORI, ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI, COMUNI CITTADINI OFFESI E, IN PARTICOLARE, AL RABBINO CAPO DI TORINO CHE AUSPICHIAMO PRONTAMENTE REINTEGRATO NELLE SUE LEGITTIME FUNZIONI

MANIFESTAZIONE A TORINO

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