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DURBAN REVIEW CONFERENCE IL FESTIVAL DELL’IPOCRISIA

LA FARSA DEGLI ASSENTI

Data: 2009-05-13
Autore: Gherush92

Prima di tutto va specificato che la dizione Durban 2 è scorretta perché presuppone una nuova conferenza oltre quella del 2001. Si tratta, invece, della Durban Review Conference (DRC), una doverosa revisione della Durban Declaration and Plan of Action (DDPA) del 2001, già approvati da tutti i Paesi Europei, inclusa l’Italia.


Il giorno antecedente l’avvio della DRC, l’ultima bozza di documento finale dei governi esclude ogni riferimento al conflitto in Medio Oriente e ad Israele. Malgrado ciò, alcuni paesi, inclusa l’Italia, decidono di non partecipare, perché sostengono che il documento, riaffermando la dichiarazione finale dei governi della World Conference Against Racism di Durban 2001 (WCAR), contiene dichiarazioni antisemite e razziste contro Israele (1).


Ciò è falso.


La dichiarazione finale della WCAR (2), votata da tutti i governi europei fra cui l’Italia sia al termine della Conferenza del 2001 che all’Assemblea Generale (3), fa riferimento al conflitto in Medio Oriente e ad Israele solo nei due paragrafi che, per fugare ogni equivoco o mistificazione, si riportano integralmente:




63. Siamo preoccupati per la condizione del popolo palestinese sotto occupazione straniera. Riconosciamo l’inalienabile diritto del popolo palestinese all’auto-determinazione e allo stabilimento di uno stato indipendente e riconosciamo il diritto alla sicurezza per tutti gli stati nella regione, incluso Israele, e chiediamo agli stati di supportare il processo di pace e portarlo a una conclusione in breve tempo;




151. Per quanto riguarda la situazione in Medio Oriente, richiediamo la fine della violenza, una rapida ripresa dei negoziati, il rispetto per i diritti umani internazionali e della legge umanitaria, il rispetto del principio di autodeterminazione e la fine di tutte le sofferenze, consentendo quindi a Israele e ai palestinesi di riprendere il processo di pace e di prosperare e svilupparsi in sicurezza e libertà.




Se è vero che la dizione che pone i Palestinesi “sotto occupazione straniera” non è corretta – su questo argomento Gherush92 ha diffuso “Un Appello agli Ebrei e ai Palestinesi” (4) nel quale la questione è analizzata in dettaglio - è vero anche che non si tratta di affermazioni antisemite. Inoltre, il richiamo alla formula di ritorno al negoziato e al processo di pace è nello spirito delle risoluzioni 242 (5) e 338 (6) del Consiglio di Sicurezza. Non sono le risoluzioni in se stesse, ma la loro interpretazione storicamente errata, una delle principali cause della mancata realizzazione di una nazione e di uno stato Palestinese nonché della diffusione di una dannosa propaganda fondata sulla demonizzazione di Israele.


Si tratta di un linguaggio, dunque, che è stato interpretato come “standard” delle Nazioni Unite, come evidenziato in un documento del Dipartimento di Stato americano (7) . Lo stesso, tuttavia, ha espresso parere contrario in merito alla partecipazione degli Stati Uniti alla DRC, come da dichiarazione del 18 aprile (8) .



MISTIFICARE PER NON PARTECIPARE.
BASTA CON I NEO-ISLAMOFOBICI !


In breve, per rintracciare antisemitismo nella dichiarazione finale della WCAR è necessario compiere un’operazione di mistificazione e demagogia il cui fine ultimo sembra essere quello di “stare dalla parte dell'Occidente e della tradizione “giudaico cristiana”. Ma la tradizione “giudaico-cristiana” non è mai esistita a meno che non si voglia far riferimento alla tradizione millenaria delle persecuzioni dei cristiani nei confronti degli Ebrei. In questo caso, non si sa cosa ci sia da difendere della civiltà Occidentale che, dall’espulsione degli Ebrei dalla Spagna (Gherush Sefarad) alla costituzione dei ghetti, all’Inquisizione, alle accuse di omicidio rituale, ai pogrom fino alla Shoah, ha fatto e fa dell’antisemitismo uno dei più significativi segni identitari.


Ora, solo un’operazione mistificatoria e razzista è capace di inneggiare alla presunta primazia dell’Occidente fino ad offendere una delle meraviglie della creazione: la diversità culturale. Incredibile a dirsi, ma qualcuno ha voluto criticare persino il richiamo alla difesa del diritto alla diversità culturale così come espresso nel documento della DRC.

Ma la cultura degli Ebrei, dei Roma, dei popoli indigeni del mondo, dei mussulmani, che cos’è se non espressione della diversità culturale? E l’Europa cristiana non è forse il più grande distruttore di diversità culturale (e di diversità biologica) nella storia dell’umanità?


Anche il timore, avanzato fra gli altri dagli Stati Uniti in un comunicato del Dipartimento di Stato (9), di dover discutere formule tese a condannare la diffamazione delle religioni è stato fugato.


Questo non ha impedito la diffusione di dicerie come quella che si voleva consentire al mondo islamico il diritto di vietare ironie o critiche sulla spiritualità, senza peraltro tener conto delle differenze tra il concetto di reato di opinione nei sistemi giuridici anglosassoni o nord europei ed il nostro.


Cestiniamo tali commenti e interpretazioni come disinformazione fatta da gruppuscoli di “neo-islamofobici”, “sognatori di una nuova Lepanto”, seguaci, forse, di Santiago Matamoros, che si permettono di offendere quotidianamente l’Islam, confondendone storia, prerogative, civiltà, elargendo premi ai campioni dello sbeffeggio del Corano.


Esiste ormai una nuova forma di revisionismo che consiste nell’occultare cinque secoli di massacri e genocidi praticati dall’Europa cristiana - che oggi sarebbe insieme alla Chiesa il sedicente leader della difesa dei Diritti Umani - e nell’ossequiare l’attuale pontefice, riabilitatore di negazionisti, propugnatore della preghiera "Oremus et pro Iudaeis", difensore di Pio XII e Isabella di Spagna, come un baluardo di civiltà, per trasferire tutte le responsabilità dei mali del mondo sull’Islam, che è visto, nel suo complesso, come un nemico mortale.


Ricordiamo a questi fanatici, che occupano anche posizioni di rilievo nelle istituzioni e nel giornalismo, che la legge 85 del 2006 dal titolo “Modifiche al Codice Penale in materia di reati di opinione” (10) contiene pene in materia di vilipendio di tutte le religioni, non solo di quella cattolica che cessa, finalmente, di essere culto di stato. E’, peraltro, utile ricordare le opportune dimissioni, nel 2006, di un ministro a causa della esibizione di una maglietta con una vergognosa vignetta che raffigurava la testa di Maometto come una bomba.

Per quanto riguarda la schiavitù, definita dalla Dichiarazione del 2001 un crimine contro l’umanità, il documento preparatorio alla conferenza non fa menzione, ingiustamente, del principio di riparazione. Gli Stati Uniti avrebbero quindi potuto essere più che soddisfatti per la rimozione della loro più imbarazzante questione pregiudiziale. E’ bene comunque precisare che il problema della schiavitù riguarda anche l’Europa cristiana e alcuni paesi islamici.



ISRAELE: UN'ASSENZA INCOMPRENSIBILE


E Israele? Israele avrebbe potuto partecipare.

Nel 2001, in un clima da caccia all’ebreo, dove c'era chi c'era e non chi dice che c'era, di fronte a orribili documenti preparatori governativi e all’immondizia antisemita del documento delle ONG, la delegazione israeliana decide di lasciare la conferenza solo dopo il bel discorso in plenaria del Sottosegretario di Stato Rav Melchior, e, comunque, in seguito ad una battaglia, rigorosa e puntuale, sostenuta da una rappresentanza di spessore diplomatico e culturale.


Israele, invece di screditare la DRC, qualunque fosse stato l’esito, avrebbe potuto decidere di capitalizzare questa circostanza nella quale, per la prima volta, non risultava essere protagonista negativo.


La partecipazione di Israele alla DRC poteva essere il suggello di un lavoro pluri-decennale, svolto in seno alle Nazioni Unite, dove, pur dovendo fare spesso la parte del penitente, non aveva mai rinunciato ad una continua e costante opera di autodifesa e di contrasto alla propaganda antisemita.



LA DRC: PALESTINESI E NO GLOBAL RIDIMENSIONATI


La DRC ha rappresentato un punto di svolta rispetto allo scenario della WCAR che vedeva il raggruppamento filo palestinese forte e attrezzato e gli ebrei una minoranza minacciata da attacchi e provocazioni quotidiane.


I palestinesi e i loro amici, pochi e sfilacciati, sono sembrati i rapsodi di una vecchia litania. La sensazione è che abbiano bisogno di cambiare il registro perchè, ormai, la loro propaganda risulta sterile e consumata.


Chi ha definito scioccamente “Durban Due il festival dell’Antisemitismo”, scimmiottando la dizione di Gherush92 del 2001 (Durban: Festival dell’Odio), vuole suggerire ai lettori di bocca buona una realtà che non è mai esistita e quindi ha mentito sapendo di mentire.


La WCAR fu una conferenza antisemita perché, in quell’occasione, si realizzò la confluenza dei due fiumi, allora in piena, dell’antisemitismo moderno: quello di alcuni paesi arabi e quello rappresentato dal movimento, in auge, dei no global. Da quella fusione politico-culturale nacque, con la benedizione dell’African National Congress, la condanna ad Israele Stato di Apartheid, genocida, razzista, barbaro, sionista e quindi razzista. Su questa nuova coalizione aleggiavano le organizzazioni finanziate da Bin Laden e si preparava la brodaglia politico-culturale per l’attentato alle Torri Gemelle, la vera conclusione della WCAR.


Alla DCR tutto ciò non è avvenuto, e non poteva avvenire, per fortuna.



L'IPOCRISIA AVANZA


Di cosa si doveva avere paura allora ?


Forse non si volevano rischiare critiche per il comportamento nei confronti del popolo Roma. L’Italia, fra gli altri, ha di che temere e vergognarsi per avere inserito nell’elenco delle proprie emergenze l’intero popolo dei Roma. Tale virulenza razzista, unita ad un quasi unanime consenso sociale, è spiegabile solo attraverso la riaffermazione di una secolare cultura anti-nomade di matrice cristiana.


Forse non si voleva affrontare la questione dei popoli indigeni, che, come il tema della schiavitù e della riparazione, viene sempre rimandata.


Forse non si voleva affrontare veramente il tema dell’antisemitismo.



IL CASO AHMADINEJAD


Tutta ipocrisia, quindi, spacciata per coraggio, nell’evitare Ahmadinejad, quello che certi chiamano demagogicamente l’ “uomo belva” .


Ha avuto invece più senno la Norvegia (11) che, senza fare sceneggiate, ha ascoltato e poi replicato all’intervento del Presidente dell’Iran sostenendo che era lui a porsi fuori dall’evento con parole che, comunque, non avrebbero cambiato la dichiarazione finale. E così è stato.


Se, però, qualcuno volesse dare una concreta conseguenza all’indignazione dovrebbe suggerire di rivedere, magari con un embargo, la condizione dell’Italia fra i primi partner (12) commerciali dell’Iran in Europa. La questione, invece, non è mai stata sollevata dai promotori e fautori del boicottaggio della DRC da parte dell’Italia. Minacciare il boicottaggio della conferenza durante il rilascio dei primi documenti preparatori poteva costituire un utile strumento di pressione negoziale mentre il suo mantenimento si è rivelato una farsa.



LA PROTESTA E LA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI EBRAICHE


Spiace che, disconoscendo la funzione propulsiva e innovativa delle ONG, persino autorevoli personalità si siano appiattite sulle posizioni del governo e abbiano voluto definire la DRC (13) “una grande truffa nella quale in nome della democrazia e usando le armi della democrazia si difendono le dittature si offendono i principi fondamentali della convivenza umana e si denunciano in maniera assolutamente folle e ingiustificata presunte forme di razzismo difendendo invece regimi che sono razzisti e fondamentalisti. Bisogna quindi tener presente i rischi di questa operazione e i rischi che vi sono nel partecipare e bisogna manifestare simpatia per tutti coloro che, avendo capito questa truffa, si sono rifiutati di partecipare”.


Il linguaggio esasperato utilizzato e l’idea che il razzismo (e quindi l’antisemitismo) sia oggetto di denuncia folle e ingiustificata lascia veramente perplessi.


Moralismo e demagogia a parte, delle due l’una: o varcare la soglia delle Nazioni Unite significa sempre sostenere delle dittature, cosa che è una palese sciocchezza, oppure, proprio alla DRC, la partecipazione era più che giustificata se è vero, com’è vero, che tutte le principali organizzazioni ebraiche erano presenti con nutrite delegazioni che hanno organizzato convegni, dibattiti e statement all’interno del Palazzo delle Nazioni e nel rispetto delle regole dell’ONU.


Unica eccezione: l'assenza dell’ebraismo italiano che, pur essendo costituito da ONG (L’Unione, le Comunità, ecc. sono ONG), ha preferito non partecipare e appiattirsi sulle decisioni governative. Un grave errore che si aggiunge alla decisione di non partecipare, ormai da anni, ai lavori delle Nazioni Unite delegando a sedicenti opinion leader, a loro volta assenti, la raccolta di notizie di terza mano corredate da interpretazioni spesso moralistiche e demagogiche. Con la “disinformatia” sulla DRC si è toccato il fondo e sarebbe il caso di smetterla.


La protesta, invece, dei giovani studenti ebrei vestiti da clown che urlavano “Durban Deux Masquerade” è stata paradossale perché, come già detto, per la prima volta all’ONU e nel delicato settore dei Diritti Umani, il Conflitto in Medio Oriente è uscito dal documento finale e Israele non è stato menzionato. Evidentemente gli autori della divertente protesta non avevano letto il documento finale, che era già stato approvato, accontentandosi del sentito dire. D’altra parte, è stato deprecabile osservare il comportamento brutale della Sicurezza delle Nazioni Unite a cui si sono aggiunti alcuni zelanti funzionari che, non richiesti, esprimevano il loro livore nel dare la caccia e malmenare dei ragazzi che protestavano in modo pacifico e gioioso.


Le organizzazioni ebraiche sono cadute nel tranello mediatico di volersi confrontare quasi esclusivamente con l’intervento del presidente dell’Iran (14), senza manifestare una visione complessiva e solidale nei confronti delle altre vittime del razzismo, senza progettualità, senza contenuti. Non una parola, ad esempio, nei confronti dei Roma in difficoltà che invece alla WCAR, per solidarietà nei confronti dei “fratelli Ebrei”, votarono contro il documento delle ONG a loro favorevole (15), impedendo così che lo stesso venisse accettato dall’Alto Commissariato. Non una parola nei confronti dei Dalit, dei Sikh, degli Africani, dei popoli indigeni e neanche nei confronti degli Ebrei.


Il quadro delle iniziative delle organizzazione ebraiche segue, infatti, da tempo tre inesorabili e letali cliché e non solo all’ONU. Il primo è quello di farsi rappresentare da improbabili testimonial non ebrei per affermare quanto Israele sia democratico e paladino dei diritti umani. Alla DRC c’erano, per esempio, il famoso attore Jon Voight e un prete che giravano da un evento all’altro.


Il secondo è quello di appiattire la questione del razzismo sull’attualità, destoricizzandola completamente, portando soltanto esempi dell’oggi, come Darfour e Rwanda, ma senza entrare nel merito e solo all’interno di dibattiti dove si dà voce a testimonianze di dissidenti.


Il terzo è quello di agire e pensare solo per sentito dire, senza verificare o approfondire le informazioni e le indicazioni ricevute acriticamente da istituzioni interessate.


Un approccio, in verità, più “ministerial-moralista” che culturale.


Viene quasi da dire: ma se non c’era il presidente dell’Iran come avrebbero giustificato, queste organizzazioni, la loro presenza? Cosa avrebbero detto sulle reali cause del razzismo, sui loro veri responsabili?


Anche le organizzazioni ebraiche dovrebbero cambiare registro, investire risorse per stringere alleanze con i veri amici e, proprio perché non sono governi, tentare forme di confronto, se non politico, almeno culturale, con i veri nemici.



IL FESTIVAL DELL'IPOCRISIA E IL TRAMONTO DELLA SOCIETA' CIVILE


Che cosa è stata, quindi, realmente la DRC ? Se non un festival dell’antisemitismo o dell’odio che cosa è stata?


La DRC è stata un festival dell’ipocrisia, una conferenza degli assenti. Il documento finale è del tutto inadeguato a combattere secoli di razzismo poiché non è stato analizzato il suo contesto storico.


Alla WCAR è stata permessa la distribuzione dei protocolli dei Savi di Sion e i volantini con la faccia di Hitler. Alla DRC i controlli sono stati maniacali e il clima poliziesco: la Sicurezza, ovviamente impreparata, scrutava i documenti, i censori delle ONG stabilivano, a loro arbitrio, quali carte potevano entrare, i permessi per accedere alla plenaria erano limitati. Non ci si poteva avvicinare, se non con stratagemmi, alle delegazioni governative.


Si è caduti, insomma, da un eccesso all’altro.


Inoltre, il documento finale è stato approvato tre giorni prima della fine della conferenza, senza aver ascoltato gli interventi della società civile.


I funzionari dell’Alto Commissariato, il tramite tra società civile e Governi, hanno mantenuto un atteggiamento paternalistico, delatorio e fiscale nei confronti delle ONG. Si spera che non sia il segno di un nuovo stile dettato da un tacito accordo tra paesi occidentali ed islamici.


Alla WCAR Gherush92 avanzò feroci critiche al mondo delle ONG per i contenuti infiammatori che alcune di esse avevano espresso, e per essere, in alcuni casi, vere e proprie succursali di organizzazioni terroriste. Questo non significa, però, che le regole del gioco debbano essere modificate durante la partita o che l’Alto Commissariato possa essere governato da uno staff di gendarmi o moralisti senza competenza e esperienza.



PER UNA NUOVA STRATEGIA


Una delle conseguenze più odiose dell’11 settembre è stato l’emergere di un movimento di pseudo-intellettuali benpensanti, propugnatori di un attacco razzista nei confronti dell’Islam in quanto tale. Alcuni di essi si professano amici di Israele ma conservano in sé i germi del razzismo classico di stampo cattolico-fascista e scorgono solo nell’Occidente cristiano un’incomparabile faro di civiltà.


Alcuni di essi sono seguaci di politicanti che raffrontano il Corano a Mein Kampf, - che, comunque, resta il prodotto di un autore cristiano e occidentale - altri inneggiano al discorso del pontefice a Ratisbona, altri ancora fanno una battaglia contro l’ “islamicamente corretto”, altri sprecano fiumi d’inchiostro nel valutare l’opportunità di sganciare l’atomica su Teheran.


Gherush92 alla WCAR ha combattuto le organizzazioni islamiche e i no global che minacciavano gli Ebrei. Questo non impedisce a Gherush92 di ribadire, ancora una volta, che la Shoah è un prodotto esclusivo dell’Europa e del cristianesimo e che nel 1492 dalla Spagna non furono cacciati e massacrati solo gli Ebrei ma anche i Roma e i Mussulmani. Insieme, Ebrei e Musulmani, difesero Granada dagli attacchi di Isabella la Cattolica e, durante le crociate, lottarono insieme contro gli invasori cristiani.


La difficoltà attuale di dialogare con un certo Islam politico che talvolta degenera nell’antisemitismo assumendo gli stilemi occidentali, non può e non deve cancellare secoli di antisemitismo e razzismo cristiano, europeo e occidentale e deve comunque muovere a valorizzare lo studio, la ricerca e la raccolta dei documenti che riguardano la vera storia del razzismo e i veri responsabili in tutte le epoche.


Gherush92 ha comunque svolto una attività più che significativa.



L'ATTIVITA' DI GHERUSH92


Ha diffuso in modo capillare la pubblicazione Red Triumph Over the Expert che contiene:

- La proposta di una Convenzione Internazionale contro i Crimini nei confronti del popolo Roma;

- Una lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti con la richiesta di interrompere le celebrazioni del 12 ottobre;

- La proposta di Linee Guida per la Protezione della Diversità Culturale;

- La proposta di una Convenzione Internazionale contro i Crimini di antisemitismo.

Ha diffuso la pubblicazione: “An Appeal to Palestinian and Jews. For every man a homeland”

Ha organizzato un side-event sulla condizione del popolo Roma in Europa.


Sulla base della citata documentazione Gherush92 ha realizzato due fra i più apprezzati e applauditi statement in plenaria (16) .


Gherush92 ha lavorato a realizzare una coalizione delle vittime storiche del razzismo (Ebrei, Roma, Indigeni e Africani) i cui prodromi si erano formati grazie all’idea lanciata da Gherush92 e dal Cultural Diversity Caucus alla WCAR e che rimane, ancor oggi, la proposta più concreta e rilevante che consiste, fra l’altro, in una ricerca storica, metastorica e scientifica atta a identificare protagonisti e responsabili di secoli di discriminazioni e massacri, come peraltro è richiesto dal documento finale.


gherush92@gherush92.com

Gherush92 Comitato per i Diritti Umani


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