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"OREMUS ET PRO IUDAEIS": UNA PREGHIERA CHE INVOCA LA SCOMPARSA DEL POPOLO EBRAICO E DI ISRAELE.

Una preghiera che non e' amorevole ed esprime disprezzo verso gli altri. Perché non vi convertite?

Data: 2008-02-20
Autore: Gherush92

Nota della Segreteria di Stato della S. Sede.

Con riferimento alle disposizioni contenute nel Motu proprio "Summorum Pontificum", del 7 luglio 2007, circa la possibilità di usare l'ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio Vaticano II, pubblicata nel 1962 con l'autorità del beato Giovanni XXIII, il Santo Padre Benedetto XVI ha disposto che l'Oremus et pro Iudaeis della Liturgia del Venerdì Santo contenuto in detto Missale Romanum sia sostituito con il seguente testo:

"Preghiamo per gli ebrei. Affinché Dio nostro Signore illumini il loro cuore, affinché conoscano Gesù Cristo, il salvatore di tutti gli uomini. Preghiamo. Pieghiamo le ginocchia. Alziamoci. O Dio onnipotente e sempiterno, che vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che - con l'ingresso di tutte le genti nella Tua Chiesa - tutto Israele sia salvato per Cristo nostro Signore. Amen.".

Tale testo dovrà essere utilizzato, a partire dal corrente anno, in tutte le Celebrazioni della Liturgia del Venerdì Santo con il citato Missale Romanum. Dal Vaticano, 4 febbraio 2008.

Oremus et pro perfidis Judaeis è presente dal VII secolo fino al XX secolo nella liturgia cattolica. Il rito tridentino recitava così:

“Preghiamo anche i perfidi Giudei, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo. Dio onnipotente ed eterno, che nella tua misericordia non respingi neppure i perfidi Giudei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per la cecità di quel popolo, affinché (ri)conosciuto Cristo, luce della tua verità, siano liberati dalle loro tenebre.”

Rispondiamo, con le parole di Moshè ben Nachman:

"Quanto al Messia, egli deve riunire i dispersi di tutte e dodici le tribù di Israele, mentre il vostro Messia, Jeshu, non riunì nessuna di loro (...). Il nostro Messia deve ricostruire il Tempio a Gerusalemme, mentre Jeshu non costruì alcun edificio, ma dopo di lui esso fu demolito. Il Messia governerà su tutte le genti, lui non governò nemmeno su se stesso (.). Dopo di questo sarà chiaro che il vostro Jeshu non è il Messia e non avrete più niente da discutere sul nostro Messia che dovrà venire". (Moshè ben Nachman, Sefer haVikkuach).

La preghiera "Oremus et pro Iudaeis" offende e minaccia gli Ebrei. Li offende perchè li considera inferiori: non riconosce il valore dell'ebraismo, il popolo Ebraico, la sua cultura, la sua spiritualità e la sua diversità così com'è. Li minaccia di dannazione se non si salvano in Jeshu, li minaccia di non giungere alla conoscenza della verità e minaccia la scomparsa di Israele salvato per Jeshu.

E se gli Ebrei non si convertono? Le alternative saranno ancora roghi, campi di sterminio, o boicottaggi, o la dissoluzione di Israele? Questa preghiera è minacciosa anche per i cristiani perchè può indurli, continuando il processo di evangelizzazione, a reiterare l'omologazione e la distruzione della diversità.

Concordiamo con l'intervento del Rabbino Capo di Roma e dell’Assemblea Rabbinica Italiana che si sono pronunciati per una pausa di riflessione nel dialogo ebraico-cristiano.

Il dialogo interreligioso, lungi dall'essere di per sé proficuo, se impostato su cattive fondamenta, può sortire effetti controproducenti o addirittura dannosi. Riteniamo, per questo, che l'interruzione del dialogo per la chiarificazione dei punti fondamentali possa rappresentare un contributo positivo e aiutare entrambe le parti in causa, ebrei e cristiani.

Gli Ebrei sono un popolo con proprie leggi, tradizioni e spiritualità. Oremus et pro Iudaeis è un'invocazione contro la salvaguardia della diversità culturale e spirituale*.

Chi sostiene questa preghiera, come il cristianesimo o i "missionari ebrei", accademici e non, insiste nel non volere accettare la realtà che gli Ebrei sono vivi ed esistono e sono testimoni viventi della propria storia, e insieme ad altri “mondi innumerevoli e diversi” (popoli, culture, spiritualità) testimoniano che non esiste una religione salvifica che riguarda tutti gli uomini. Gli Ebrei ed altri popoli sono anche testimoni e vittime della distruzione attuata da parte di Isabella di Castiglia che oggi viene beatificata, insieme a Pio XII.

Stabilito che non esistono né una cultura né un’identità giudaico-cristiana, per quanto sia costume corrente affermarne l’esistenza e volerne attribuire perfino un valore giuridico, va osservato che il rapporto ebraico cristiano non è un rapporto fra uguali, non è un rapporto simmetrico, non un semplice incontro tra rappresentanti di due mondi in conflitto, ma è l'incontro del perseguitato con l'istituzione ispiratrice dell'ostilità. Alla base della questione ebraico-cristiana non hanno valore, dunque, semplici confronti teologici e accademici, o dissertazioni mediatiche a scopi propagandistici e senza consistenza scientifica, ma una dolorosa successione di eventi che, nei secoli e fino ad oggi, vedono da una parte milioni di vittime innocenti e dall'altra milioni di persecutori. Questa è l'unica realtà documentata, scientifica, inconfutabile, che deve essere sempre considerata se si vuole veramente affrontare questo spinoso problema. Di questo disprezzo verso gli ebrei, espresso anche dai “missionari ebrei”, un lampante esempio moderno è la preghiera “Oremus et pro Iudaeis” di cui chiediamo senz'altro il ritiro.

E' esaltato il disegno di salvezza universale del cristianesimo, la chiesa è confermata come il (cioè l'unico) popolo di D-o, mentre si afferma che gli Ebrei in quanto tali devono scomparire. Che differenza corre, dunque, fra il desiderio di scomparsa propugnato dal Pontefice e il desiderio di scomparsa propugnato da altre autorevoli e antisemite personalità?

In queste condizioni il dialogo interreligioso non può avere esito proficuo.

Chiediamo perciò che la preghiera Oremus et pro Iudaeis sia ufficialmente e definitivamente ritirata, che sia sospesa la visita del papa in sinagoga e che il dialogo interreligioso sia trasformato in un vero e proprio negoziato culturale.

Gherush92, Comitato per i Diritti Umani
Per aderire o commentare scrivi a:
gherush92@gherush92.com
telefona a:
Mario fuà cell. 335483798

(*) "La Diversità Ambientale esiste ed esiste la Diversità Culturale (e Linguistica) costituita da innumerevoli componenti distinte fra cui popoli, nazioni, tribù, comunità,.. Ciascuna componente della Diversità Culturale si definisce con una propria identità costituita da norme, leggi, regolamenti, obblighi, diritti, tradizioni, consuetudini, lingue, comunicazioni, riti, tecniche, comportamenti, ... ha valore legislativo, scientifico, tecnologico, spirituale, etico, cognitivo … definisce un sistema complesso e completo pienamente capace di prendere decisioni, promulgare leggi e regolamenti, trasmettere sapere e istruzione, prevenire e curare malattie, perseguire e garantire soddisfazione e benessere, ... detiene la proprietà collettiva e individuale della propria produzione intellettuale, tecnica, d'immagine, della propria memoria e dei propri beni su cui deve poter esercitare ogni diritto esclusivo riconosciuto e riconoscibile. Ciascuna componente della Diversità Culturale non desidera essere convertita e non desidera subire nuovi innesti" (Risoluzione di Roma. Linee guida per la protezione della diversità culturale, Gherush92, 1998).

Gherush92 Comitato per i Diritti Umani
gherush92@gherush92.com


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