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VENEZIA CITTA' INFAME?

Fanno una festa da ballo per celebrare un'opera antisemita

Data: 2005-02-08
Autore: Gherush92

“… Le opere letterarie, le opere d’arte di ogni genere, i trattati filosofici, scientifici, politici, economici, i testi religiosi, le enciclopedie, i testi di insegnamento scolastico e universitario, i media e qualunque altra opera dell’ingegno che, in parte o in tutto, presentino contenuti antisemiti devono essere riviste e corrette. In ogni caso, tali opere devono contenere esplicite note, spiegazioni e commenti, sulla falsità e sulle caratteristiche offensive, verso il popolo ebraico o sue parti, dei contenuti e delle forme di tali opere. …”
(dal testo Linee guida per una convenzione contro i reati di antisemitismo di Gherush92)

Venezia contribuire alla distruzione degli ebrei festeggiando il film Il Mercante di Venezia e la sua rappresentazione puntuale e scrupolosa dell’intolleranza cristiana contro gli ebrei e contro i neri.

Nella tragedia in cinque atti di Shakespeare, scritta tra il 1594 e il 1596, non vi è riportata la notizia che già prima del XVI secolo gli ebrei vivono a Venezia in condizioni di grande precarietà, sono costretti con la forza più volte ad abbandonare la città, sono soggetti a gravi limitazioni nell’esercizio delle pratiche tradizionali e sono obbligati a portare il segno distintivo. Nell’opera non si narra di quel 1516 quando il governo della Repubblica stabilisce a Venezia il primo ghetto d’Europa, né del Santo Tribunale dell'Inquisizione che pronuncia le sentenze di condanna o di assoluzione contro coloro che venivano accusati di "giudaizzare", ossia di rispettare segretamente le usanze ebraiche come la celebrazione del sabato o la macellazione rituale. Non si racconta che in piena Inquisizione Venezia partecipa con la sua politica, le sue leggi, le sue opere d’arte al progetto di distruzione degli ebrei e alla realizzazione del loro destino infausto.

Non ce lo racconta Shakespeare, non ce lo rammenta il regista Radford, non lo ricorda Al Pacino, sembra che lo dimentichino persino i Veneziani, nonostante la città stessa conservi nelle pietre, nei muri, nei tracciati e negli archivi le orme indelebili di quei tristi avvenimenti.

Shakespeare ci racconta altro. Opera di propaganda e di regime, come la cappella Sistina di Michelangelo, Il Mercante di Venezia contribuiva e contribuisce ancora oggi a diffondere pregiudizi antisemiti. Mentre i personaggi cristiani dell’opera sono virtuosi e le loro magnifiche aspirazioni sono l’amore e l’amicizia, Shakespeare fa recitare a Shylock la parte dell’ebreo tirchio ed usuraio, polemico, litigioso e vendicativo. Shylock è lo stereotipo antisemita del vecchio ebreo che guadagna a strozzo.

Ecco qualche breve stralcio :

"SHYLOCK -
(Tra sé, sbirciandolo)
Che aria da strisciante pubblicano! Io già lo odio perché è cristiano, ma ancor di più perché, da gran balordo, presta denaro gratis, e fa così abbassare l'interesse dell'usura corrente qui a Venezia.
Me se una volta mi càpita a destro, voglio saziare questo mio rancore.
Egli detesta il nostro sacro popolo e mi copre d'ingiurie, e va sparlando di me, dei miei traffici, dei guadagni che faccio legalmente e ch'egli bolla invece da usurarii nei luoghi ove s'adunano i mercanti. Maledetta sia tutta la mia razza,
se gli perdono!"

Come da copione dunque Shylock è il cattivo ebreo che odia cristiani. Viene rovesciata la condizione reale di disparità e di discriminazione degli ebrei per dimostrare che questi sono irremovibili persecutori e nemici del cristianesimo e i cristiani sono i perseguitati. Con le uscite volgari di Shylock Shakespeare esalta la sua malvagità e ripete il vecchio leit motiv antisemita dell’ebreo nemico di Gesù (cfr. Vangelo, Matteo cap. 8, 28-34):

"BASSANIO -
Sì, se vi gradisse di pranzare con noi...

SHYLOCK -
Già, per sentire l'odor di porco e mangiar quella cotica dentro la quale il vostro gran profeta, il Nazareno, fece entrare il diavolo!... Con voi posso comprare, posso vendere, parlare, passeggiare, e via di seguito; ma mai a tavola a mangiare e bere. E nemmeno pregare...
…"

Le parole del cattivo usuraio non bastano ad intrattenere il pubblico così Shakespeare impone a Shylock anche la parte del perfido ebreo che disprezza la vita altrui, che gode nell’ammazzare i cristiani e nell’ottenere il loro sangue. La menzogna degli omicidi umani rituali torna alla mente nel leggere la clausola del contratto proposta da Shylock che prevede una penale di una libbra di carne da estrarre dal corpo del suo debitore.

"SHYLOCK -
… Venite insieme con me da un notaio, e avanti a lui firmatemi, voi solo, un impegno formale, con la clausola
(ma soltanto così, per uno scherzo) che qualora in tal giorno ed in tal luogo non mi doveste rendere la somma o le somme indicate nel contratto, la penale sarà una libra esatta di carne, della vostra bella carne, da asportarvi dal corpo di mia mano dalla parte che più vi piacerà."

Shakespeare (sommo poeta di tutti i tempi! ) non soddisfatto ancora del trattamento che riserva a Shylock, deride in due battute anche il Principe del Marocco, venuto a chiedere la mano di Porzia, e che sarà oggetto di disprezzo e denigrazione a causa del colore della sua pelle da parte della ricca ereditiera.

"MAROCCO -
Non vi spiaccia il color della mia pelle, bruna livrea del mio torrido sole,
…. Ed io non cambierei questo colore, mia graziosa regina, a nessun prezzo, salvo che per rapire il vostro amore.
PORZIA (dopo essersi liberata di lui ndr) Ah, che piacevole liberazione! Accostate di nuovo le cortine. Dio voglia che mi scelgano così tutti quelli che son del suo colore."

Il finale non lascia dubbi sul vero disegno apologetico dell’opera e non vi è scampo per Shylock che per salvare la pelle non ha altra scelta che convertirsi al cristianesimo. La conversione è l’unica reale possibilità di riscatto, sola alternativa alla condanna a morte. Incastrato, deriso, depredato dei suoi beni Shylock deve accettare, suo malgrado, di diventar cristiano.

"ANTONIO -
… Due altre cose sian da prevedere: primo, che in cambio di questo favore, egli si faccia subito cristiano; ….

DOGE -
Dovrà farlo, o gli revoco la grazia della vita che gli ho testé concessa.

PORZIA -
Ti sta bene, giudeo? Che hai da dire?

SHYLOCK -
Mi sta bene.

PORZIA -
Scrivano, stendi allora l'atto di donazione.

SHYLOCK -
Vi scongiuro, fatemi andare... Non mi sento bene. Vogliate farmi pervenire a casa
l'atto di donazione, per la firma.

DOGE -
Va' pure, ma prepàrati a far tutto.

GRAZIANO -
Al battesimo tu dovrai avere due padrini; s'io fossi stato giudice, ne avresti avuti una diecina in più per condurti alla forca, non al fonte.
(Esce Shylock)"

Non basta che un’opera sia scritta dal grande Shakespeare per essere immune da antisemitismo. E’ vero il contrario: se Shakespeare ha voluto scrivere un’opera contro gli ebrei come il Mercante di Venezia per affermare la sua vena poetica e non ha sentito la necessità, durante la sua vita, di ritornare su i suoi passi, questo significa che Shakespeare è e resta un antisemita. Grande artista forse, ma sempre antisemita. Anche lui, tra i tanti artisti nei secoli dell’inquisizione, ha contribuito allo sterminio degli ebrei e all’assimilazione del popolo ebraico.

Non basta che un’opera sia interpretata dal grande Al Pacino per essere immune da antisemitismo. Nelle interviste il regista Radford paragona la discriminazione subita dagli ebrei a quella dei mussulmani di oggi e così anche lui, tra i tanti, contribuisce alla manipolazione della memoria e a quel revisionismo che mira ad individuare negli ebrei-israeliani i nuovi persecutori e nei palestinesi le nuove vittime. Vale la pena ricordare la famosa rappresentazione del 1934 che ebbe luogo in Campo San Trovaso a Venezia il 18 luglio 1934 con Meno Benassi nella parte di Shylock. La rappresentazione fu ripetuta nel 1936, in pieno nazifascismo, appena due anni prima della promulgazione delle leggi razziali …

L’arte non è metastorica né esprime di per sé valori assoluti o universali: gli ebrei del ghetto, perseguitati dalle leggi speciali, non potevano apprezzare l’arte antisemita del Mercante di Venezia o l’arte antisemita dell’inquisizione che celebrava il loro sterminio. Non è l’arte ad essere universale, dunque. Forse si potrebbe affermare che sono gli argomenti e i pregiudizi contro gli ebrei ad essere universali, reiterati per secoli prima e dopo Shakespeare, e originali e validi ancora oggi. Sono le opere d’arte come Il Mercante di Venezia, che, prendendo spunto dal Vangelo, porteranno alla pubblicazione dei Protocolli di Savi Anziani di Sion, e, poco più tardi, di Mein Kampf.

A proposito della figura dell’ebreo ricco, avaro e seguace del dio denaro, confronta il Vangelo:

“ Contro i farisei, amici del denaro
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. [15]Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.”
(Luca, cap. 16, 14)

“ Dio e il denaro
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. ”
(Matteo,cap. 6-24).

L’arte forse è il più raffinato e subdolo strumento di comunicazione, il più potente veicolo di diffusione e il mezzo più suadente per l’incitamento all’odio razziale: belle immagini, splendide forme e versi accattivanti si fanno veicolo di messaggi intolleranti e antisemiti.

L’antisemitismo cristiano è vivo e continua a fare scuola, in Europa e altrove. Il quotidiano egiziano Al Ahram, 8 dicembre 1998 in un articolo di Nabil Amar riportava:
“...C'e' forse stato cambiamento nella personalità fanatica dell'ebreo, così come è venuta ad essere conosciuta e descritta nel patrimonio letterario della maggior parte dei popoli del mondo? Cioè, ci sono stati degli sviluppi nella sua personalità dopo la fondazione del suo stato e l'ottenimento di influenza internazionale? Per esempio, ci sono differenze tra le caratteristiche di Netanyahu, quando tratta con palestinesi, libanesi e siriani, e quelle dell'usuraio (Shylock, n.d.r.) del mercante di Venezia?”

Veneziani, piuttosto che celebrare un’opera antisemita con una festa da ballo (con la partecipazione di ebrei di corte?) potreste rivedere il vostro passato-presente, turistico ma tutt’altro che glorioso.


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