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LA FARSA DELLA MAGLIETTA DELLA MEMORIA

Dove sono orgoglio e cultura ebraica? Sotto le scarpe?

Data: 2004-01-23
Autore: Gherush92

Chi altri avrebbe mai acconsentito ad abbandonare il ricordo dei propri morti ad un calcio di pallone ? Chi altri avrebbe accettato di fare rotolare sul campo da gioco l’incubo estremo e il ricordo vivo e angoscioso di duemila anni di persecuzioni? Dove siete finiti, ebrei, dove sono orgoglio, fierezza e dignità dei vostri padri ? A chi vi siete dati, alla televisione, alle sinagoghe teatrino, agli spettacoli teatrino, ai dibattiti quotidiani, all’opportunismo politico, alla paura, all’incoscienza e all’ignoranza, da permettere che si arrivi fino a questo punto?

Dobbiamo salutare, con afflizione, la fine dell’ebraismo, fagocitato dal cristianesimo e dal moralismo dilagante, idoli imperituri, ridicolizzato da misere trattative con i potenti e da una mediocrità stupefacente?

Come potete essere annichiliti al punto da permettere che la Shoà, quello che voi chiamate Memoria con il pallone nella O, si trasformi in spettacolo, utilizzata a fini di propaganda politica a fini commerciali o a fini personali, al punto da lasciare indossare magliette ai calciatori nel giorno della memoria affinché lo sterminio si trasformi in un prodotto commerciale, altri ne facciano immagine e business e accusino più tardi gli stessi ebrei di farsi propaganda e pubblicità; al punto da rimanere in silenzio ad ogni nuova menzogna, da accontentarsi che l’incapace e banale rappresentante o portavoce di turno dia risposte semplicistiche vomitanti demagogia, al punto da decidere di andare ora da Prodi, ora dal papa, a mendicare dal nemico un po’ di aiuto contro l’antisemitismo di sempre, cristiano di sinistra di destra e islamico.

Dove sono finite cultura, dispute, argomentazioni, battaglie, resistenza e partecipazione ? Dove siete finiti, ebrei, annichiliti nelle fauci del nemico, o nel paiolo grasso e comodo dell’opportunismo?

Due volte kavod agli ebrei che resistono in battaglia e agli ebrei che resistono e combattono per la propria identità che li costringe ad affermare ancora una volta, in eterno, oggi come ieri che otò ish non è il messia, che il deicidio è falso, che i protocolli sono falsi, che i sacrifici umani sono falsi, che il verus israel è solo oppressione, che Israele è gioia e non apartheid. Kavod a Moshè, a Moshè ben Nachman, ai fratelli Scribi e Farisei orgogliosi ed ostinati, ai fratelli marrani, ai vangeli del ghetto, alle Toledòth Jéshu e tutti a coloro che hanno, nel momenti estremi, contrastato il nemico persecutore, difeso l’ebraismo e hanno combattuto in nome della verità cioè dell’identità.

Per garantirsi la vita e difendersi da altri tentativi di distruzione, gli ebrei si sono ricostituiti come nazione. Proprio per questo sanno di avere il dovere sacro, prima degli altri, di conservare la memoria ebraica della Shoà, che testimonia che non si trattò di olocausto, sacrificio sublimale da cui trionfa il bene dell’umanità, ma di rovina e distruzione. Si trattò di un progetto di sterminio totale, per porre fine ad una parte di umanità.

Sublimare la Shoà o renderla una commedia spettacolare con il pallone nella O al posto del Magen David non serve ad altro che a cancellare definitivamente ogni riferimento e legame delle persecuzioni e dello sterminio dal terreno storico e culturale che lo ha prodotto. Mercificare la Shoà produce ignoranza e alimenta antisemitismo. Sottraendo l’identità alle vittime e ai carnefici, cancellando i motivi e le ragioni che hanno organizzato la persecuzione ebraica, si impedisce di riflettere e di far riflettere sul fatto che la Shoà dura da duemila anni nel cuore dell’Europa cristiana, eseguita da cristiani nel silenzio e nell’accondiscendenza di intere generazioni. Ancora una volta, tra magliette luci e spettacolini, si nascondono le responsabilità storiche, antiche e meno antiche, di chi ha progettato e perseguito la fine dell’identità ebraica e della diversità con leggi discriminatorie, ghetti e roghi nelle pubbliche piazze d’Europa, fino alla soluzione finale. E si lascia che il nemico invisibile senza identità, senza nome e senza faccia, ritorni armato dei suoi stessi coltelli e della sua stessa identica cultura.

L’antisemitismo è così radicato nella cultura europea da risultare un male ovvio, naturale, endemico, necessario, eterno, persino invisibile. Quella Shoà, organizzata ed eseguita dai nazi-fascisti, non è frutto della banalità del male né è frutto dell'ignoranza né della paura dell'altro o del diverso, ma è l'apice e la chiara conclusione di un processo discriminatorio e persecutorio verso gli ebrei in Europa per opera prima di tutto dei cristiani e dei cattolici poi anche degli illuministi, dei comunisti e degli islamici. Un processo di 2000 anni che ha fatto dell’idolatria uno strumento di propaganda per sterminare il popolo ebraico e la sua cultura.

Sono stati tentati richiami alla ragione, argomentazioni esplicative, azioni di difesa, inutilmente, perché non c’è alcuna via d’uscita. La mancanza di una via di uscita è la prerogativa essenziale dell’antisemitismo, del razzismo e dell’evangelizzazione.

Shoà sono i milioni di leggi, di umiliazioni, violazioni, persecuzioni, massacri, calunnie, disprezzi, deportazioni, segregazioni, esecuzioni, accuse e i milioni di morti del popolo ebraico in duemila anni a causa delle eterne false accuse di deicidio e di sacrifici umani rituali, false accuse di razze e complotti, false accuse contro la legge e le tradizioni ebraiche, false accuse contro Israele, ripetute milioni di volte nei vangeli, nelle disquisizioni dei padri santi e dottori della chiesa, nelle preghiere, nelle teorie dei missionari, nelle teorie dei filosofi, nei discorsi di politici di destra e sinistra, nei giornali, nelle televisioni, nei bar, nelle enciclopedie, nelle opere d’arte, nelle scuole, nelle università, nelle leggi speciali, negli editti e nelle bolle, nelle crociate, nei codici e trattati, nelle teorie scientifiche, fuori dai ghetti, nei pogrom, nei campi di sterminio, in Europa, in Medio Oriente, nel mondo.

Ebrei, non consegnate la memoria della Shoà a un mondo che fa tanta fatica a fare i conti con il proprio passato, dove ancora sussiste il disegno di assimilazione, evangelizzazione e islamizzazione e dove ancora si progetta la distruzione dell’ebraismo e di altre identità. Non consegnate la memoria ad un mondo che non vuole o non riesce a definire che cosa è, da dove viene e perché esiste l’antisemitismo. Non affidatela ai giornalisti, agli artisti, ai politici che già se ne avvalgono a fini elettorali e, nello stesso tempo, per sviluppare altro antisemitismo contro ebrei ed Israele, non affidatela ai potenti antisemiti, proprio ora che un’ondata di antisemitismo ritorna funesta in tutta Europa.

La demagogia opportunista di rappresentanti e portavoce dell’ebraismo, accondiscendente, falsamente laica, falsamente democratica, falsamente rispettosa verso il nemico-persecutore, utile forse per ottenere qualche risultato personale, non aiuta la causa degli ebrei. L’opportunismo si è dimostrato inutile e dannoso: l'antisemitismo nel mondo sta crescendo in maniera vertiginosa, mentre i rappresentanti degli ebrei, incapaci di comprendere la portata del problema, perseguono e si avvalgono di una mediocrità e di una pochezza mai viste.

Ci aspettano la prosecuzione dei lavori di Ginevra, Strasburgo, New York, che si tengono nei moadim, dove le urla di Durban si sono già trasformate in decine di risoluzioni e condanne contro Israele, ci aspettano università e accademie stracolme di antisemiti, centinaia di migliaia di noglobal antisemiti, scuole gremite di antisemiti, istituzioni nazionali e internazionali antisemite, internet popolato da antisemiti, media antisemiti, mostre di nuove e vecchie opere d’arte antisemite, chiese, moschee, sezioni di partito antisemiti.

Il nostro augurio è che cristiani (e islamici) si rendano conto del disastro che hanno provocato e facciano teshuvà prima che il processo di distruzione da loro attuato diventi irreversibile.

Proponiamo che la Commissione Europea e la UE si impegnino a produrre e ad approvare un documento da sottoporre a tutti i governi dei paesi europei, finalizzato ad una Convenzione per la disciplina dei reati di antisemitismo.



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