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PESACH 1943 - 2023 Ottant’anni dalla eroica Rivolta del Ghetto di Varsavia

Data: 2023-04-05
Autore: Leon Uris

In questo 14 di nissan 5783 rendiamo onore alla resistenza dei valorosi Ebrei Combattenti del Ghetto di Varsavia, donne, uomini, anziani e bambini, che ottanta anni fa, alla vigilia di Pesach, insorsero contro i nazisti sapendo di andare incontro alla morte. Quei giorni grandi e terribili dell’insurrezione, dal 19 aprile al 16 maggio 1943, che ricordiamo con un brano tratto da “MILA 18” di Leon Uris, siano un monito indelebile ed eterno.
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*****

- Salve Gerusalemme. Qui è Tolstoi da Beersheba.

- Qui è Atlas da Gerusalemme. Che cosa c'è, Tolstoi?

- Nel nostro settore sono state tolte acqua ed elettricità.

- La stessa cosa ci riferiscono da Haifa. Aspettiamo da Canaan un angelo che ci faccia un rapporto completo. Mandate i vostri angeli ad annunciare l’allarme azzurro.

- Shalom e... buon yontof!

- Anche a voi buone feste!

Simon Eden depose il ricevitore. “Strano” pensò “che Rodel, comunista e ateo convinto, gli augurasse 'buone feste' per Passover." Gli stavano davanti Andrei, Tolek, Alex e Chris.

- Anche nei settori di Rodel sono state tolte acqua ed elettricità. Ci augura buon Passover ... Tolek, manda fuori i portaordini e dà disposizioni per l'allarme azzurro.

L'atmosfera era profondamente triste. La decisione, presa all'ultimo minuto, di accettare altri quaranta bambini, aveva affollato Mila 18 al di là della sua capienza. La circolazione d'aria per duecentoventi persone era inadeguata per trecento circa, ammassate in quella catacomba. Nelle stanze non ci si poteva più muovere. I corridoi erano zeppi di corpi sudati, seminudi, che respiravano quel poco ossigeno che bastava appena appena a tener accese le candele.

- Passover! - esclamò sarcastico Andrei. - La Festa della Liberazione! Che maledetta beffa!

Simon assentì con la testa.

- Oh, dov'è un Mosè che ci guidi attraverso il Mar Rosso e anneghi sotto le onde l'esercito del Faraone? Qui i soli pilastri di fuoco sono quelli che ci divoreranno tutti quanti!

- Bene - lo interruppe Andrei - dobbiamo lo stesso avere il nostro seder.

Chris scosse la testa.

- Voi ebrei mi sbalordite. Nel pozzo dell'inferno, sul punto di essere distrutti, mormorate le vostre preghiere rituali per la libertà.

- Non si chiede la libertà più disperatamente quando essa ci è stata tolta? Quale momento migliore di stasera per rinnovare la nostra fede? - esclamò Alexander Brandel.

- Via, Alex - insistette Chris. - Andrei, tu, Simon ... la maggior parte di quelli che vivono fuori di qui non rinnovano una fede che abbiano sempre osservata. Rodel, il comunista, vi manda i suoi auguri ... Qual era la sua Sinagoga?

- Sì, Chris, in un certo senso tu hai ragione. Ed è molto strano che noi, che non abbiamo vissuto da ebrei, da ebrei abbiamo scelto di morire.

- Non c'è ragione e ci sono tutte le ragioni, a un tempo - intervenne Simon. - ... noi sappiamo solamente ... che dobbiamo celebrare il seder.

Passover, la sera del seder, si ripete una storia dell'antica Haggadah, antica quanto la Storia dell'uomo, la storia della liberazione delle tribù di Israele dalla schiavitù del Faraone.

Come vibrava, prima della guerra, la Varsavia ebraica per settimane di ininterrotta eccitazione! Alex cercava di rievocare la Sinagoga Tlomatskie ... e la folla, fuori, che stava a guardare il fior fiore della comunità che entrava a riempire il tempio di marmo.

Nelle case dei più poveri candelieri di ottone o d'argento brillavano sulle tovaglie di un candore splendente, e i piatti scintillanti quasi abbagliavano gli occhi, mentre dalle cucine usciva il profumo dei cibi al forno e dei dolci preparati con tutto il loro cuore dalle massaie ebree.

Le mense erano ricolme di vivande speciali che simboleggiavano le sofferenze di Mosè e delle tribù. Le noci tagliate a piccoli dadi e le erbe amare a ricordo della malta dei mattoni fabbricati e disposti per il Faraone dagli ebrei schiavi.

Che specie mai di antica veccia si sarebbe trovata, in ricordo del ghetto, nel futuro?, pensava Alex! Che simbolo si sarebbe ricercato un giorno per l'acqua delle fogne?

E il crescione che salutava l'avvento della primavera e l'uovo simbolo della libertà?

Be', la primavera stava arrivando anche a Varsavia, ma niente uova, niente crescione. Quarantamila persone in preda al terrore mormoravano antiche preghiere e pregavano un Dio che negava il Suo ascolto, affinché si adempissero le Sue promesse di soccorrere ... di liberare ... di riscattare ... di condurre fuori d'Egitto le tribù d'Israele. In seicento bunker il rituale veniva ripetuto da voci fioche e rotte dal pianto, mentre gli Azzurri Polacchi prendevano i loro posti intorno al muro, a sette metri l'uno dall'altro.

Ma ... la storia deve essere ridetta. La si sarebbe potuta ridire più inutilmente di quella sera? si domandava Alex Brandel. E pure ... bisognava ridirla.

All'incrocio dei due corridoi di Mila 18 c'era una piccola panca. Vi deposero un paio di candelieri che Moritz Katz era riuscito a salvare; e dei sostitutivi presero il posto dei cibi simbolici prescritti dal rituale.

Alexander si aprì la strada fra quell'ammasso di umanità ed entrò nella cella del rabbino Salomon.

- Siamo pronti a cominciare il seder - gli disse, e aiutò il vecchio ad alzarsi. Salomon non vedeva più che i contorni delle cose, e anche quelli circondati da una nebbia, e quindi non poteva più leggere. Ma non aveva importanza: la sua voce era ancora limpida e l'Haggadah la sapeva a memoria. Fu condotto davanti alla panca e fatto sedere su un cuscino perché il cuscino simboleggiava l'uomo libero che si mette comodo quando celebra una festa. Dalle stanze Auschwitz, Belzec, Chelmno, Maidanek, Treblinka e Sobibor, Combattenti e bambini si affollarono sulla soglia delle porte col fiato mozzo; erano sionisti semplici o delle più svariate sette, e bambini e comunisti e bundisti e ortodossi e contrabbandieri.

Tanto era il silenzio, che si potevano sentire i respiri affannosi dei presenti. L'aria era fetida e il calore opprimente.

Un bicchiere d'argento, posto nel centro della panca, fu chiamato la "coppa di Elia". Quando il Profeta, che aveva predetto la seconda venuta di Israele, avesse bevuto dalla coppa di Passover, la profezia si sarebbe avverata. Le decrepite mani del rabbino Salomon cercarono a tentoni sulla panca; finalmente trovarono il calice e lo alzarono e lo agitarono. Era vuoto, perché di vino non ve n'era.

- Forse - disse - è proprio così che vi verrà annunziato che Israele sta per ritornare. Forse Elia è venuto e ha bevuto.

Qualcuno cominciò a singhiozzare, ma un singhiozzo, ben presto, si mescolò all'altro. E furono tutta una massa di corpi tremanti, un solo singhiozzo che si ripeteva.

- Un uomo dotto cammina per un labirinto alla ricerca delle stanze che portano il contrassegno della "verità". Alcuni pezzi dell'enigma ci vengono offerti dalla nostra Torah, dalla Mishnah, dal Midrash e dal Talmud. Ma com'è strano! I veri indizi ci giungono quando meno ce lo aspettiamo.

- Mamma ... mamma .... - pianse un bambino.

E un altro cominciò a pregare, e un altro, e un altro ancora.

La voce del vecchio riprese robusta:

- Perché siamo in questo luogo? Che cosa Dio cerca di comunicarci? Perché io sono stato risparmiato mentre tutti i miei confratelli se ne sono andati? C'è un messaggio qui, per noi?

Alexander Brandel non aveva mai udito il rabbino Salomon predicare così. Perché? Il pianto si era fatto generale. I presenti ricordavano i candelabri scintillanti e le mense che si piegavano sotto il peso dei cibi ... la sorella ... il fratello... l'amato ... tutti ricordavano e piangevano.

- Rammentate le vicende del nostro popolo! - esclamò il vegliardo. - Ricordate Bethar e Massada e Arbel e Gerusalemme. Ricordatevi i Maccabei e Simon Bar Kochba e Bar Giora e Ben Eliezer! Nessun popolo della terra ha lottato più di noi per la libertà. Questa sera noi siamo alla vigilia di un'altra battaglia. Perdonate al vecchio che un giorno vi disse di non usare le armi; egli si rende conto ora che la più sincera obbedienza a Dio sta nell'opporsi alla tirannia!

Il bunker fu come galvanizzato. Sì, sì! Alexander tremava. Aveva finalmente trovato la grande chiave che gli apriva tutti i segreti della vita: obbedire a Dio e combattere il tiranno!

La mano ossuta del rabbino alzò la coppa.

- Questa sera Elia ha bevuto il nostro vino.

E recitò una preghiera antica di secoli, e tutto il bunker tremò.

Poi ancora una volta fu il silenzio.

- E ora cominciamo il seder - disse Salomon. – Cominciamo la nostra festa della Liberazione.

Il più giovane dei Combattenti delle Forze Riunite, un portaordini di undici anni, di nome Beniamino, aprì la Haggadah per leggervi le domande.

E cominciò:

- Perché questa sera è diversa da tutte le altre sere dell'anno?

Con voce sicura e ferma il rabbino Salomon rispose:

- Questa sera è diversa dalle altre perché in essa noi celebriamo il momento più solenne della storia del nostro popolo. Questa sera noi celebriamo il suo passaggio dalla schiavitù alla libertà.

(Tratto da: Mila 18 di Leon Uris, Ed. Mondadori, 1971, prima Ed. 1961)

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