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IL GIUOCO DELLA CROCEFISSIONE

Data: 2023-04-09
Autore: André Schwarz – Bart

In ricordo di tutti gli Ebrei assassinati per la falsa accusa di deicidio, pubblichiamo il seguente brano tratto da “L’ultimo dei Giusti” di André Schwarz – Bart.
La falsa accusa di deicidio ha provocato atroci persecuzioni, angherie e tribolazioni e rappresenta ancora oggi un oltraggio e una intimidazione. I cristiani di buona volontà agiscano affinché le istituzioni cristiane cancellino definitivamente dal Vangelo la calunnia della cospirazione e del deicidio riferita alle autorità, agli scribi o ai farisei, a tutto o ad una parte del popolo ebraico.

Gherush92 Comitato per i Diritti Umani

*****

… Quando il giuoco minacciava di diventar troppo violento, egli [Erni] abbandonava prudentemente il campo: la sola vista delle botte lo feriva. E quando trascinati dal giuoco i suoi compagni menavano gran colpi con le spade di legno, Erni si domandava perché mai essi sognassero con il corpo, dal momento che era così dolce non metterci che l'anima. Un giorno Wilhelm Knöpfer, un ragazzetto grasso e tondo, che aveva occhi ridanciani e il doppio mento, propose di giocare al processo di Gesù. "Ma chi farà gli ebrei? " chiese Hans Schliemann, che era il capo incontestato della banda.

Tutti dissero di no. Finalmente scoprirono Erni Levy accovacciato dietro una quinta di muro: bianco di paura. Fu trascinato tra gran risate fin al pozzo al quale già stava addossata Ilse Bruckner, con le braccia stese a croce sulla pietra fradicia di muschio, con la testa reclina per l'agonia e le punte dei piedi disposte in modo da figurare le estremità inferiori del Cristo trafitte dai chiodi. Wilhelm Knöpfer improvvisò un Ponzio Pilato panciuto, ilare, che ogni tanto si fregava le mani con aria significativa; e scivolando occhiate all'ingiro: Capite, me ne lavo le mani, io ... e ogni tanto affondava cinque dita sotto la camicia, in un gesto inspiegabilmente napoleonico. ''Uh, uh! " berciò all'indirizzo di Erni, "sei l'unico ebreo che abbiamo sotto mano, cosi dobbiamo prender te, se no chi vuoi che li faccia?"

E imposto silenzio alla banda eccitata, corrugò le sopracciglia, spinse in fuori maestosamente il labbro e pronunciò gravemente:

"Ehilà, ebrei, che volete che gli faccia a Nostro Signore? Ve lo lascio andare?"

"Così non va bene," interruppe una ragazzina con le treccine ordinate, l'aria saputella e una voce senza timbro: "secondo il catechismo, prima c'è Barabba."

Wilhelm Knöpfer sbraitò:

"Lasciaci in pace col tuo catechismo! Qui il prete sono io…”

"Allora," ripigliò seccato dell'interruzione e come desideroso di riconquistare Io scosso prestigio: "vuoi che te lo lasci andare, sί o no?"

Una spina segreta emergeva crudelmente dallo sguardo di bravo bambino di Wilhelm Knöpfer, dalle sue pupille dilatate per un'interna visione, grifagna e greve di reminiscenze: Erni sbatté le ciglia penosamente. Immobilizzato dalle salde mani di due ragazzi, e sottoposto all'azione corrosiva di tutti quegli sguardi, gli sembrava che il proprio essere di carne si dissolvesse nell'aria per rinascere in modo misterioso nello spirito dei suoi compagni di giuoco; ma ricoperto d'una maschera, con addosso cruenti orpelli, come in quegli incubi in cui ci si ritrova ridotti allo stato di abietto verme. Volse un'occhiata sfatta a Ilse: la bambina aveva chinato la testa d'oro su una spalla, con un abbandono seducente e commovente. E mentre la croce che sventolava dal golf della bambina destava all'improvviso nel più profondo di Erni il ricordo quasi favoloso delle atrocità cristiane, una stanchezza gli illanguidì i ginocchi. "Oh, lasciatela andare," mormorò in un soffio.

Subito si levò un coro di proteste: Ah, no, non era così, non era vero, non era vero! Voi avete detto che bisogna crocifiggerlo! Crocifiggilo, voi avete detto! E allora dillo, tu, diccelo, di’, di’, di’! ripeté tutta la banda in coro mentre Erni scuoteva la testa, e il labbro inferiore già gli sanguinava tra i denti che si rifiutavano di schiudersi sopra quella parola di morte.

"Ma allora," gridò furioso Hans Schliemann, "l'hai detto o non l'hai detto?"

Nel silenzio deferente che fece seguito all'intervento del capo, la voce melodiosa della crocifissa si fe' sentire:

"Ahi, i chiodi, i chiodi mi fanno male ..."

"Mio Dio, che pena ..." disse una bambina con un tono che era quasi di dolore, e che improvvisamente penetrò tutti i membri di quella strana assemblea, gelò loro il sangue, mozzò loro il fiato, fece lentamente volger gli occhi delle bambine dalle lunghe ciglia lucide che ora battevano, palpitavano, oppure si richiudevano sopra il globo della cornea con il pudore delle lacrime.

"Ma no, non l'ho detto" fece Erni sconvolto.

"Si l'hai detto!" tuonò Hans Schliemann con la voce che prendeva ogni volta per impartir la giustizia, mentre il suo braccio di ferro si abbatteva con severità sulla spalla di Erni, che sospirò.

"E hai detto anche," rispose la piccola saputella con le trecce, "hai detto: lasciate andare Barabba e crocifiggete Gesù. Non è vero che l'hai detto?"

"L'ha detto! L'ha detto! ..."

"Io non ... io non ho ... " balbettò l'accusato; già una lacrima gli scendeva lungo la guancia.

"L'hai detto, l'hai detto," ripetevano i bambini con una violenza moltiplicata, mentre Erni Levy, nascondendo il volto tra le mani, mormorava ora con una voce sempre più esitante - come se la convinzione di chi gli stava intorno a poco a poco conquistasse anche lui:

"non l'ho detto, non l'ho, no, non l'ho ... "

Una voce di bambina gli sibilò nell'orecchio:

"Oh, sporco ebreo!"

E nello stesso tempo, il peso vischioso di uno sputo si introdusse, gli parve, nel fondo del suo condotto auricolare.

Poi Wilhelm Knöpfer squittì con indignazione:

"Assassino!"

E schivando una mano di Erni lo schiaffeggiò, e per giunta con tanto vigore che il bambino girò su di sé, smarrito, nell'aria carica di grida, di pugni fantastici e delle sottili unghiette che le bambine gli affondavano nella carne delle spalle e delle cosce lanciandogli lamentosi insulti: "Cattivo, cattivo, hai ucciso il buon Dio!"

Un pugno lo fermò nella sua caduta vertiginosa e si vide vicinissimo il volto di Hans Schliemann, grigio di un furore concentrato, irriconoscibile:

"Guarda che cosa hai fatto! " gridò Hans Schliemann indicando la piccola Ilse che piangeva ripiegata su di sé, sempre in croce contro la pietra del pozzo, la testa morente e reclina, mentre nella sua devota imitazione di Gesù Cristo lasciava cadere un'ombra di bava dall'angolo della bocca piegata e rosa dalla sofferenza.

Quando s'accorse che la guardavano lei esalò con voce straziante:

"Mio Dio, che cosa vi ho fatto, ebrei! Oh mio Dio, i chiodi, i chiodi ..."

A quel punto, non potendone più, Wilhelm Knöpfer raccattò una pietra e, scivolando alle spalle di Erni, gli assestò un gran colpo sopra la nuca strillando: povero Gesù! Il bambino ebreo cadde rigido nell’erba, gli occhi rovesci, le braccia a croce. Un fiore rosso nacque sull'aiuola nera e ricciuta della sua nuca. Dopo qualche momento di contemplazione, la banda sfollò in silenzio e ciascuno corse precipitosamente a casa. Rimasero soltanto Wilhelm Knöpfer e un bambino d'una decina d'anni, che continuava a mormorare oh! oh! e non si stancava di guardare il fiore che s'allargava sopra la nuca di Erni Levy.

"È morto," disse Wilhelm Knöpfer buttando la pietra insanguinata per terra.

"Bisognerebbe vedere," fece l'altro costernato.

"Io non ho il coraggio."

"E io neanche."

"Non ci aveva fatto nulla," disse Wilhelm con una voce strana.

"Certo no," approvò il secondo bambino.

"Era buono," riconobbe ad un tratto Wilhelm scuotendo la testa come se non riuscisse a ripercorrere la strada oscura del suo atto.

"Sicuro," disse l'altro sorpreso.

"Lo si porta via?" chiese Wilhelm.

"Per forza," disse l'altro che già stava chinandosi.

Egli prese Erni per le spalle; e Wilhelm, sistemandosi tra le gambe aperte del bambino, gli sollevò il corpo prendendolo nell'alto della coscia. "Pesa come un passero" osservò Wilhelm con un sospiro di pianto. Poi si mise a piangere silenziosamente, e non smise lungo tutta la Riggenstrasse: teneva gli occhi fissi sulla nuca insanguinata di Erni che ad ogni passo sballottava, mentre un piccolo gruppo di curiosi seguiva quel singolare funerale. Mutter Judith fu la prima ad essere avvisata. Gettando un grido straziante, s'impadronì del bambino e lo trasportò in una stanza del primo piano, seguita da Wilhelm silenzioso. Nessuno gli badò. Quando il dottore chiamato d’urgenza pose un boccettino sotto le narici della piccola vittima, Wilhelm si fece macchinalmente un segno di croce, e turbato, ricordandosi della scena, credette di scorgervi un indizio di morte. Ma il bambino ebreo, la testa sollevata su un guanciale già tutto arrossato, d'un tratto emise un lungo sospiro e mormorò: "Non l'ho detto, non l'ho detto ... " Wilhelm scivolò fuori discretamente, non visto. Sul marciapiede, si mise a correre con tutte le sue forze.

Nonostante che il movente ne restasse sempre misterioso, l'aggressione contro Erni prese posto col tempo nella serie degli atti antisemitici che preannunciarono la salita al potere di Adolfo Hitler. I comunisti erano pochi a Stillenstadt, e i democratici neanche mettevano il naso fuori di casa: fu così che la sezione locale del partito nazista indirizzò rapidamente i fari della sua propaganda sulle poche famiglie ebree che "infestavano" la città. Dopo l'ascesa di Adolfo Hitler alla suprema carica di cancelliere del Reich, gli ebrei tedeschi si sentirono presi in trappola, come topi, condannati a girare in tondo vanamente in attesa del peggio. "Non avremmo dovuto lasciare la Polonia," ammise un giorno Mutter Judith. “Ti chiedo perdono, è colpa mia, mia ... "

"Via, via," le rispose dolcemente il nonno, "se il male è dappertutto, come vuoi sfuggirlo?"

Era l’anno 1933 dalla venuta di Gesù, bel messaggero dell'impossibile amore.

(Tratto da: “L’ultimo dei Giusti” di André Schwarz – Bart, Feltrinelli 1963, prima ed. italiana 1960)

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