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Lettera al Segretario Generale dell’ONU

Data: 2010-10-25
Autore: Gherush92

Prego inviate commenti e correzioni


Sig. Ban Ki-moon
Segretario Generale dell’ONU
Consiglio di Sicurezza dell’ONU
New York UN Headquarters


Egregio Segretario Generale,

chiediamo che il messaggio del Sinodo Vaticano sul Medio Oriente non sia accolto all’ONU, perché falso e antisemita; apparentemente è un richiamo alla pace, in realtà propugna la scomparsa del popolo ebraico e dunque la guerra. Un documento infiammatorio che deve essere ritirato.

Il Sinodo afferma “Non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie”; l'arcivescovo Bustros, presidente della commissione per il Messaggio finale, incalza: “Non c’è più un popolo eletto. Per noi cristiani non si può più parlare di Terra promessa per il popolo giudeo...” e perciò "non ci si può basare sul tema della terra promessa per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele… ".

Un attacco furioso all’identità ebraica, al diritto ebraico, alla cultura ebraica che sulla Torah e sulla terra promessa basa le proprie fondamenta identitarie, di diritto e culturali. Affermazioni antisemite dallo stile più bieco, compresa l’espressione di popolo eletto in chiave razzista, anche questo è negazionismo, negazione dell’identità e del diritto ebraico. E il popolo ebraico e le sue aspirazioni? In questa visione il popolo ebraico scompare, si prospetta una nuova Shoah, questa è la pace cristiana [1].

Cristiani con la faccia come il bronzo, da quale pulpito viene la predica? Cristiani che in nome di Jeshu e del vangelo occupano, convertono, evangelizzano, distruggono, massacrano, violentano in tempi passati e nel presente, terre sterminate e popoli, in America, in Europa, in Africa, in Medio Oriente. Cristiani che, con quel continuo richiamo all’evangelizzazione tradotto in strumento di diritto nelle bolle papali e nelle leggi speciali (un diritto che esalta il potere assoluto, il dominio, la supremazia) hanno ridotto e costringono terre e popoli, in particolare in America Latina e in Africa, alla povertà, alla miseria, alla fame e alla distruzione culturale.

Nel Vangelo l’ordine di evangelizzare il mondo: “Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. [19]Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, [20] insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».” Nelle bolle papali la conquista e il diritto di proprietà sulle terre “assegna a voi e ai vostri eredi e successori …, per sempre - insieme con tutti i loro domini, città, campagne, luoghi e villaggi, e tutti i diritti, giurisdizioni e annessi - tutte le isole e i continenti trovati e ancora da trovare, scoperti e ancora da scoprire….”

E la Comunità Ebraica come risponderà a questa ennesima provocazione? Chiederà una nuova legge ad personam, finalmente contro il papa? Una comunità che sembra essere sempre più melliflua, opportunista, incatenata a quell’impossibile dialogo interreligioso con i cristiani, alle alleanze di comodo, all’establishment politico, alle performance mediatiche.

C’è già chi tenta una replica impossibile e azzarda, con noncuranza razzista, una distinzione fra i testi ufficiali a firma di vescovi di provenienza etnica araba, diretti ai loro fedeli come risposta alle loro frustrazioni. C’è già chi, accecato scioccamente dall’islamofobia, scorge nelle parole del Sinodo cristiano la propaganda araba. Questa, invece, è solo propaganda cristiana. C’è già chi rimbrotta per l’allontanamento del Sinodo dal Concilio Vaticano secondo (inspiegabilmente ormai divenuto un idolo), quisquiglie perché il Sinodo ha richiesto l’intervento del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Che tristezza ! Speriamo che chiudano al più presto i battenti della casa di Jeshu.


***
[1] Dall’ intervento di Gherush92 all’Assemblea Generale dell’ONU, “I criteri della pace”, 2009: “… Gherush92 ritiene che, oltre agli strumenti della politica o del diritto internazionale, sia importante inquadrare i problemi che stanno alla base di una contesa in un quadro organico più ampio che valorizzi e renda esplicite le ragioni culturali delle parti. Questo è più utile in particolare nei contesti in cui si contrastano popolazioni che appartengono a culture antiche. Le cause di un conflitto sono dunque analizzate con riferimento alla conoscenza e cultura tradizionale, mediante l’esercizio del diritto locale, la raccolta e la revisione di eventi e documenti storici, anche orali, il riconoscimento di regole, usi e tradizioni del luogo. L’analisi culturale di un conflitto porta alla conoscenza organica della questione e può contribuire alla definizione di un negoziato culturale che scaturisce dal riconoscimento reciproco, anche solo parziale e anche solo delle aspirazioni, delle parti.

In accordo a questa impostazione di ricerca, con “seminari internazionali” Gherush92 intende l’organizzazione di workshop nei quali si confrontano rappresentanti del mondo giuridico, scientifico e istituzionale e detentori di conoscenza tradizionale secondo un approccio di ricerca aperto sia al diritto e alla scienza moderni, che alla legge e al sapere locale e tradizionale. …”.


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