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DEDICATO ALLA RESISTENZA DEI POPOLI INDIGENI DELLA COLOMBIA MASSACRATI PER LA LORO TERRA

Data: 2021-03-24
Autore: Gherush92 Committee for Human Rights

La domanda “perché gli animali soffrono?” conserva un’accezione squisitamente astratta, sembra un quesito teorico, un esercizio di stile.

Eppure la sofferenza degli animali per mano dell'uomo è all'origine dei grandi problemi che affliggono il creato: le emissioni di CO2 e i cambiamenti climatici, la povertà e la fame, la sovralimentazione e l'obesità con le malattie alimentari, la scarsità di acqua e il consumo di suolo, la resistenza agli antibiotici e la diffusione delle zoonosi con il rischio pandemie, l'iniqua distribuzione delle risorse e l'inquinamento di acque e suoli, la deforestazione massiccia e le monocolture intensive, la sovrapproduzione di alcune specie domestiche fino all’estinzione di altre selvatiche con la perdita continua di biodiversità e di diversità culturale. Tutto questo, e molto altro, con incalcolabili conseguenze sociali ed economiche.

L'interrogativo sul dolore degli animali, che è la causa comune di problemi apparentemente distanti, resta dunque il quesito fondamentale e conserva intatti il pathos per il tormento delle vittime, l’inquietudine per la crudeltà dei carnefici, la preoccupazione per i degeneranti effetti a catena sul creato e il dilemma su come fronteggiarli.

Sembra impossibile sottrarsi al dolore degli animali, sembra non esistere un disegno né una strategia condivisa per ridurne le conseguenze. La Filosofia, essenza speculativa, ad eccezione forse delle recenti teorie che criticano l’antropocentrismo, ignora il problema cosicché la domanda cruciale se e quando sia lecito per l'uomo affliggere gli animali resta per secoli, inaspettatamente, elusa; sulla Giurisprudenza pesa una consolidata tradizione antropocentrica a discapito della causa degli animali; in Bioetica il confronto rimane aperto tra le posizioni contrapposte che riconoscono o meno i diritti degli animali, con la conseguente diversità incolmabile tra una visione antropocentrica ed una biocentrica (è appena il caso di dire che i diritti degli animali contano solo se e quando generano obblighi e divieti per gli esseri umani).

I Popoli Indigeni e le Comunità Locali sparse nel mondo sono il modello da seguire, sperimentato da secoli. Seguendo un approccio olistico alla conoscenza, che salda il passato al presente, l'individuo alla collettività e la collettività al creato, essi scelgono gli animali, le piante e la terra come partner nel mutuo appoggio per la sopravvivenza.

Nel prendere decisioni strategiche si tengano in grande considerazione gli animali, esseri invisibili ridotti a “materia carnea”; è inevitabile se si vogliono contrastare fame, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità. Per ottenere risultati certi si riconvertano gli allevamenti intensivi, si pongano drastiche limitazioni al consumo di carne con regole, divieti e pene per i trasgressori, si sviluppino programmi di reciproco soccorso con gli animali e le piante, si realizzino parchi agro-ecologici intorno alle città, con la collaborazione di detentori di conoscenza tradizionale.

Queste sono fra le poche soluzioni vincenti.

PROGETTO PARCHI AGROECOLOGICI
di Gherush92 Committee for Human Rights
gherush92@gmail.com

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